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Attualità | 21 febbraio 2018, 11:46

Vigevano-Malpensa, Dal Toso insiste: “Un progetto ormai obsoleto”

Poi se la prende con Giorgio Gori e Massimo Garavaglia. Ma noi gli ricordiamo che...

Vigevano-Malpensa, Dal Toso insiste: “Un progetto ormai obsoleto”

La settimana scorsa anche Giorgio Gori, che ha fatto tappa ad Abbiategrasso, si è finalmente ricordato che sull’est Ticino incombe l’assurdo e mastodontico progetto della superstrada da Vigevano a Malpensa. Il fatto che abbia detto che va rivisto è sicuramente una buona notizia. Ormai sembra essere rimasto il solo Massimo Garavaglia ad avere questo chiodo fisso della superstrada così come disegnata da Anas, con un progetto vecchio di 20 anni che non ha più alcuna ragion d’essere. Ad aprile dell’anno scorso, infatti, con la presentazione del Masterplan Malpensa, c’è stata l’esclusione definitiva della III pista fino al 2030, e dunque la decadenza dell’obiettivo che aveva determinato la necessità dell’infrastruttura. Si potrebbe prefigurare il decadimento di tutta la procedura prevista in “legge obiettivo”.A gennaio del 2017 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha rinviato ad Anas il progetto per significative carenze progettuali, progetto poi purtroppo approvato nonostante non sia stata apportata alcuna integrazione. Ma le incongruenze non sono poche. Ad oggi, ad oltre due mesi dalla Conferenza dei servizi di Regione Lombardia, non è ancora dato di leggerne il verbale.

L’attuale finanziamento (220.000.000 €) non permette la realizzazione dell’intero progetto, dunque è stata stralciata la tratta B (connessione Abbiategrasso-Baggio), a favore delle tratte A e C (connessione Ozzero-Malpensa). Eppure proprio sulla tratta B ci sarebbe un sostanziale consenso, anche perché se ne riconosce l’utilità in quanto faciliterebbe l’accessibilità su Milano dalla Lomellina, e costituirebbe un collegamento al nuovo ponte sul Ticino che si sta realizzando. Questa tratta però è l’unica a non essere finanziata. Il progetto, al momento, non è stato ripresentato al CIPE. Infine nel dicembre scorso Cecilia Wikström (Presidente della Commissione per le petizioni della UE)  ha scritto al Ministro dell’Ambiente Galletti e al Ministro delle Infrastrutture Del Rio, segnalando parecchie criticità dell’infrastruttura in questione, ivi compreso un vizio procedurale legato alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), i numerosi richiami e  le procedure d’infrazione legate alla qualità dell’aria.La lettera  si conclude con le seguenti parole: “In tale contesto il progetto in questione appare controproducente sotto tutti i punti di vista (economico, ambientale e sanitario). Ne consegue che, se fosse portato a termine sulla base di una VIA obsoleta, potrebbe contribuire a una decisione da parte della Commissione di deferire di nuovo l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione Europea per le persistenti violazioni dei limiti di inquinamento atmosferico”. Eppure questa superstrada continua ad essere l’ossessione di Garavaglia, che la vuole a tutti i costi, senza ulteriori discussioni e senza modifiche.

Sulla questione Marco Dal Toso ha espresso la posizione di Liberi e Uguali. “Quanto al progetto che prevede una nuova infrastruttura di collegamento veloce tra la SS 494 a partire da Ozzero e la SS336 che da Magenta porta a Malpensa – ha detto il candidato alla Camera di LeU – rilevo che l’obiettivo da cui è scaturita la necessità dell’infrastruttura è venuto meno (la terza pista di Malpensa). Le tratte A e C, previste dal progetto, attraversano paesaggi di altissimo valore, che verranno modificati irrimediabilmente. Il progetto è molto datato nell’impostazione perché redatto nel 2003, prima cioè dell’entrata in vigore del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lg.vo 22.1.2004 n.42) ed inoltre manca una valutazione degli effetti sull’agricoltura, in particolare sulle aziende biologiche, sulla frammentazione aziendale e sul relativo rischio di abbandono di parti del territorio agricolo“.
Gli studi effettuati dal Parco del Ticino – ha aggiunto –  hanno evidenziato che le infrastrutture stradali localizzate parallelamente al fiume, sono quelle a maggior impatto per la biodiversità e gli ecosistemi naturali in genere. Penso che occorra rendersi conto che ogni nuova infrastruttura costituisce un debito potenziale per il futuro e, dunque, prima di costruirla è indispensabile una seria valutazione costi-benefici“.
I Sindaci dell’area interessata – ha concluso Dal Toso – in considerazione della riduzione dei trasferimenti statali per le manutenzioni e le migliorie stradali, sono costretti a ricorrere così alla “grande opera” per tentare di risolvere problemi locali.
Occorre rilanciare, invece, le autonomie municipali e sovraordinate, la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali e le funzioni amministrative un tempo esercitate dalle Province, che hanno sempre garantito la manutenzione delle strade necessarie per la collettività. Si rischia di ripetere errori commessi in passato (Brebemi e Pedemontana) con consumo di suolo eccessivo, privo di benefici concreti“.

“Correttamente Marco Dal Toso nella nota che abbiamo pubblicato qui sopra, rileva come il tratto B del progetto della Vigevano Malpensa, ossia, il collegamento tra Abbiategrasso e la Milano Baggio,  è stato stralciato dall’opera.

Ha ragione, peccato che lo stralcio è stato causato da quel ‘cartello del NO a prescindere’ – composto da molti elettori proprio di Dal Toso o comunque della sua area politica – che ha sempre fatto le barricate contro quest’intervento. Da ‘vecchi cronisti di campagna’  – forse Marco Dal Toso in quegli anni si occupava di altro – seguiamo la questione dagli albori. Vale a dire dai primi anni 2000, quando, appunto, i Comitati NO Tangenziale iniziarono le loro proteste seguendo le suggestioni dei NO TAV (il NO va sempre di moda…).

All’epoca sul piatto c’erano la bellezza di oltre 430 milioni di euro che sarebbero stati necessari  a completare quella tratta che oggi è stata stralciata dal progetto. Era un collegamento strategico per dare sfogo alla vecchia ‘Milano Baggio’ che praticamente ogni mattina dalle 7,30 in poi è letteralmente intasata.  Sono trascorsi oltre 15 anni e ovviamente il contesto è cambiato radicalmente. Così come i soldi a disposizione. 

Senza dubbio il progetto poteva essere migliorato, reso meno impattante, ma quella era la strada giusta da percorrere. Ma come accade spesso nel nostro Paese, non si sta mai al passo coi tempi. Ma le colpe come le responsabilità qui sono fin troppo chiare e precise. Sono di chi dice sempre di no a prescindere. Va bene la campagna elettorale, ma raccontare ai cittadini una storia monca di un suo capitolo centrale, beh, o denota scarsa conoscenza della storia del nostro amato territorio, l’est Ticino – e questo è un po’ preoccupante per chi lo vorrebbe rappresentare nelle Istituzioni – oppure, volutamente, se ne cela una parte…”

Articolo in collaborazione con www.ticinonotizie.it

Fabrizio Valenti

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