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In Breve

| 03 aprile 2019, 10:56

La recensione: Shazam!

L'universo DC Comics tenta una nuova strada: più divertente e scanzonata, a misura teen. E sembra funzionare.

Cerca la vera madre da anni, il quattordicenne Billy Batson (Asher Angel). Scappa da ogni famiglia affidataria, fino a quando una corsa in metro non lo trasporta magicamente in una misteriosa grotta. A custodirla un antico mago che da tanto, troppo tempo ormai, cerca il suo campione del bene. Un puro di spirito capace di contrastare la “mostruosità” dei sette peccati capitali, che infettano il mondo.

Gli basterà pronunciare una singola parola – SHAZAM! – per trasformarsi in un supereroe dai poteri straordinari (Zachary Levi). L’animo però è sempre quello di un ragazzino, seppur in un corpo sovrumano: quanto impiegherà, Billy Batson, a comprendere come dominare questi poteri per combattere le forze del male controllate dal Dr. Thaddeus Sivana (Mark Strong)?

Dopo lo straordinario successo di Aquaman, l’universo DC Comics prosegue nel tracciato “scanzonato” e meno cupo che aveva contraddistinto gran parte della produzione precedente. Si abbassa considerevolmente l’età media del target di riferimento, si gioca con rimandi e atmosfere molto prossime al cinema adventure-fantasy a cavallo degli ’80-’90 (e non manca anche una divertente, fugace citazione di Big con Tom Hanks), ci si prende un po’ meno sul serio insomma.

E il risultato è abbastanza soddisfacente (al netto di una durata, 132’, francamente eccessiva) soprattutto per quello che riguarda il divertimento. Non mancano infatti i momenti esilaranti – su tutti i video realizzati per testare quali siano i veri superpoteri in dotazione (può volare?, può lanciare fulmini dalle mani?, ha la telepatia?, e via dicendo) – ma allo stesso tempo si cerca di non tralasciare l’importanza di un discorso sottotraccia (quello relativo alla profondità dei rapporti, non necessariamente da ritrovare nelle parentele di sangue) che diventa funzionale poi per la risoluzione della storia e, soprattutto, per la virata verso il prosieguo di un franchise che, ovviamente, presupporrà la presenza dell’intera “Marvel Family”.

E qui torna in ballo l’origine stessa del protagonista principale, che non a caso per tutto il corso del film insieme al fratello acquisito, Freddy (Jack Dylan Grazer), ragazzo disabile appassionato di supereroi, cerca di darsi un nome appropriato: nato nel 1940 grazie a C.C. Beek e Bill Parker sulle pagine di Fawcett Comics (omaggiati nel film con il nome della scuola di Philadelphia dove si svolge gran parte della vicenda), il suo nome d’origine era Captain Marvel.

Acquisito nel 1972 da DC Comics diventò SHAZAM (acronimo dei sei personaggi mitologici – Salomone, Hercules, Atlante, Zeus, Achille e Mercurio – da cui prende i relativi poteri), mutuando in questo modo su di sé il nome del mago che lo elegge come campione del bene.

Di conseguenza, anche la successiva Marvel Family diventò la “Shazam Family”. Famiglia che, come detto, nel film diretto da David F. Sandberg, diventerà figura decisiva per far sì che il destino di Billy Batson si compia definitivamente.

Ma come sempre accade, a metà titoli di coda capiremo che il percorso è solamente al suo inizio. Alla prossima avventura, insomma: Shazam!

Recensione tratta dal cinematografo.it

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