Eventi - 16 febbraio 2020, 19:49

Vigevano, Luca Colli ha raccontato l'Everest

L'alpinista vigevanese ha ripercorso la sua vita e la sua ultima impresa sul monte Everest al Teatro Moderno a Vigevano

Vigevano, Luca Colli ha raccontato l'Everest

Un percorso lungo una vita. E'un po' quello che ha affrontato e sta ancora affrontando Luca Colli. Accompagnatore di media montagna, alpinista, personal trainer, istruttore, tifoso dell'Hellas Verona e del Vigevano Basket, ma soprattutto Sognatore. Questo il Luca Colli che i vigevanesi hanno potuto conoscere ed apprezzare sabato sera dalle 21 al Teatro Moderno in via San Pio V. La serata intitolata "Torno subito" è stata l'occasione per ripercorrere insieme le tappe fondamentali e determinanti della vita dell'alpinista ducale, fino all'ultima entusiasmante e per certi aspetti assurda avventura della scalata degli 8848 metri del monte Everest che l'hanno portato in cima al mondo.

Il viaggio di Luca partì negli anni '70 quando era un bambino asmatico con un amore viscerale e folle per la montagna, trasmessogli dal nonno alpino. La "sua" montagna era ai piedi del Monte Rosa, in val Sesia, dove tutt'ora la sua famiglia ha uno chalet e dove Luca va ogni anno a trascorrere le vacanze. Proprio la grande passione per la montagna lo avvicina da ragazzo anche al mondo degli sport estremi che diventano subito parte integrante della sua vita.

Dal 2008 il via al progetto Running7Summits, che presuppone di salire le vette più alte dei continenti in velocità, dal campo base alla vetta, senza sosta, senza supporto esterno, senza sci, senza ossigeno. "Ho voluto complicare un po' la sfida già di per sé difficile. Rispetto alle classificazioni riconosciute ho deciso di considerare tutte le montagne da un punto di vista geografico ma anche geologico. Le mie 7Summits son perciò diventate 11". Luca ha così spiegato il suo ambizioso e provante progetto, giunto ormai a 9 montagne scalate su 11. A cominciare dal monte Elbrus  (5642m) nel Caucaso, scalato nel 2009 durante la terribile Elbrus Race, gara di salita in velocità stabilendo peraltro il record italiano di velocità tutt’ora imbattuto.

Lo scorso maggio poi l'ultima sfida impossibile dell'alpinista vigevanese: scalare l'Everest. "L'Everest è il posto più pericoloso al mondo. Il nostro corpo dagli 8000 metri in su è più vicino alla morte che alla vita, hai proprio parametri vitali simili a quelli di un malato.  Hai bisogno di una preparazione di mesi, e non è sufficiente solo la parte fisica, devi preparare anche la mente". Luca, recuperati sponsor e budget necessari per organizzare la spedizione, ha cominciato la sua preparazione fisica con mesi di anticipo insieme ai pugili del KBK di Vigevano. Una doppia seduta di allenamento al giorno calibrata sulle sue esigenze e preparata prima gli ha permesso di abituarsi alle condizioni estreme che avrebbe poi trovato nella scalata all'Everest.

"La nostra avventura durata circa 2 mesi è partita dalla caotica Katmandu. Siamo saliti dal più complesso versante tibetano ostacolati anche da continui ingorghi burocratici dettati dal governo cinese. Pronti via e si è rotto il pullman che avrebbe dovuto portarci al campo base. Da lì anche un fuoristrada del nostro convoglio ha perso una ruota in corsa. Io ero l'unico italiano presente nella nostra spedizione commerciale, poi c'era un ragazzo danese, Morten, con cui ho diviso la tenda e che ha rischiato la vita in discesa. C'erano francesi, tedeschi, russi, cinesi. Ho passato 40 giorni in tenda, la mia capsula spaziale. Ci sognavo lì dentro, scrivevo il diario, pensavo a casa, trascorrevo nella mia casetta intere giornate". Luca ha sottolineato proprio la difficoltà della mente e la monotonia che accompagnava la vita al campo base a 5800 metri, interrotta soltanto dal momento sacro delle comunicazioni con casa.

Luca ci ha raccontato anche tanti dei momenti difficili e complicati vissuti, ma poi della soddisfazione enorme di veder infine realizzato il proprio sogno"Ci ho messo circa 35 ore a salire. Ero letteralmente sfinito, completamente. Negli ultimi metri che mi separavano dalla punta dell'Everest ho intonato l'inno d'Italia, nonostante non avessi più neppure un briciolo di forze e ci fossero 28 gradi sotto zero. Ho perso 10 Kg. Ho incontrato diversi cadaveri sia in salita sia in discesa. Sono saldati alla montagna, completamente immersi nel gelo. E' necessario avere grande rispetto per queste persone perché rappresentano un monito per chi sale".

Impresa dunque leggendaria per Luca Colli che è arrivato in cima all'Everest lo scorso 23 maggio. Per l'alpinista vigevanese non si tratta però di un punto di arrivo ma di una nuova partenza. Luca sta infatti già preparando la sua prossima sfida: scalerà il monte Vinson (4.892 m) nel continente antartico.

Andrea Pugno

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