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Attualità | 21 marzo 2020, 23:46

Il governo chiude tutte le attività produttive non necessaria in Italia. Avanti alimentari, farmacie e servizi essenziali

Il premier Conte annuncia in diretta Facebook lo stop totale alle attività produttive tranne quelle di importanza strategica per il Paese. Restano aperti supermercati, alimentari, farmacie e servizi essenziali come poste e banche. Assicurati i trasporti

Il governo chiude tutte le attività produttive non necessaria in Italia. Avanti alimentari, farmacie e servizi essenziali

L'annuncio è arrivato in diretta Facebook dal premier Giuseppe Conte: «Abbiamo deciso di chiudere sull'intero territorio nazionale ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria e cruciale per garantirci beni e servizi essenziali».

«Abbiamo stilato una lista dettagliata in cui sono indicate le filiere produttive dei servizi di pubblica utilità necessari per il funzionamento dello Stato che rimarranno aperti - ha aggiunto il presidente del consiglio - Supermercati e negozi di generi alimentari non subiranno alcuno stop: non c'è ragione di corsa agli acquisti. Aperte farmacie e parafarmacie, aperti i servizi postali, bancari e assicurativi. Assicurati tutti i trasporti e tutte le attività connesse a quelle essenziali».

Per quanto riguarda tutto il resto, «consentiremo solo lo svolgimento di lavoro smart working o le attività produttive rilevanti per la produzione nazionale».

«Rallentiamo il motore produttivo del Paese - ha spiegato il premier - ma non lo fermiamo per affrontare la fase più acuta del contagio e per contenere la diffusione dell'epidemia. L'emergenza sanitaria si sta tramutando in piena emergenza economica ma a voi tutti dico: lo Stato c'è, lo Stato è qui».

«Metteremo in campo tutte le misure per rialzare la testa e ripartire ma ora stringiamoci forte come una catena a protezione del bene più importante: la vita. Se cede un solo anello, questa catena viene meno. Rinunciamo alle abitudini più care ma non rinunciamo alla speranza del futuro. Uniti ce la faremo»

All'inizio del suo intervento Conte aveva spiegato che l'Italia si sta misurando «con immagini che ci feriscono e lasceranno per sempre un segno nella nostra memoria. La morte di tanti cittadini è un dolore che ogni giorno si rinnova. Piangiamo persone e storie di famiglie che perdono gli affetti più cari. Le misure già adottate richiedono tempo perché producano i loro effetti. Rimanere a casa e rinunciare alle abitudini non è affatto facile ma in questo momento dobbiamo resistere perché è l'unico modo per tutelare noi stessi e le persone che amiamo. Il nostro sacrificio di rimanere a casa è minimo rispetto a quello di altri cittadini negli ospedali che rischiano molto di più: penso a medici e infermieri ma penso anche alle forze dell'ordine, ai volontari della protezione civile, ai farmacisti, agli addetti dei supermercati e agli autotrasportatori: uomini e donne che ogni giorno compiono un atto di amore nei confronti dell'Italia intera».

La chiusura totale, chiesta quasi come una preghiera da tutti i sindaci della provincia di Bergamo ormai allo stremo, è arrivata dunque. In giornata il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, aveva già deciso una chiusura più ampia delle attività (leggi QUI), oltre a disporre la rilevazione della temperatura corporea all'ingresso di supermercati, farmacie e parafarmacie, dando anche potere ai sindaci di poter ampliare la disposizioni in maniera più restrittiva. Poi è arrivata la serrata per tutta Italia decisa dal governo. 

redazione online Varese

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