Attualità - 01 dicembre 2017, 09:15

Il valore del Lavoro

Editoriale: I fatti di Corsico ci devono far riflettere, da essi deve scaturire un’ occasione di confronto e non l'ennesima occasione di lotta e di innalzamento di barricate che probabilmente, ancora una volta, non contribuirà a rendere effettivo il diritto al Lavoro

In queste ore l’opinione pubblica discute sul licenziamento operato da Ikea nei confronti della concittadina di Parona.

Il pubblico dei talk show ed i lettori dei principali quotidiani si divide tra chi si indigna per un licenziamento operato nei confronti di una donna separata, di 39 anni, madre di due figli piccoli di cui uno disabile, con  20 anni di servizio all’interno dell’azienda svedese e chi invece indaga setacciando orari di ingresso, timbrature, giorni di effettivo lavoro e di permessi fruiti. 

I sindacati dei lavoratori contestano un’organizzazione del lavoro di lontana memoria fondata solo sulla copertura di turni mentre chi non ha un’occupazione ritiene che il lavoro sia una priorità assoluta e guarda sgranando gli occhi chi non rispetta l’opportunità che gli è stata offerta. 

Gli imprenditori difendono il diritto di poter scegliere, nel rispetto delle regole contrattuali, la propria forza lavoro ed i sindacati minacciano azioni forti e discese in piazza. Il dubbio è legittimo e la discussione appassionante ma è sinceramente difficile schierarsi e forse il caso merita un allargamento di prospettiva.

Ancora una volta, a nostro giudizio, “si guarda il dito e non la Luna”! Intendiamoci manifestiamo piena comprensione e solidarietà alla lavoratrice in difficoltà e ci associamo alla richiesta avanzata nei confronti della nota azienda svedese di rivedere la decisione presa ma riteniamo sinceramente che il tema del Lavoro meriti un'angolatura differente.

La Costituzione italiana sancisce a chiare lettere che il nostro Paese è una Repubblica fondata sul lavoro aggiungendo che deve essere riconosciuto a tutti i cittadini il diritto al lavoro e che devono essere promosse tutte le condizioni che rendano effettivo questo diritto.  

Negli ultimi anni abbiamo tutti assistito ad un incremento del livello di disoccupazione complessivo.

A nostro avviso non possono essere annoverate tra le iniziative a favore dell’occupazione l’aumento del cuneo fiscale, le agevolazione delle sole forme di occupazione “flessibile”, l’innalzamento dell’età cui maturare il diritto alla pensione, la totale assenza di forme legislative atte a rendere svantaggiose le terziarizzazioni in luogo del mantenimento delle attività sul territorio italiano.

In quali cassetti erano riposte le bandiere che oggi si sventolano mentre colossi della nostra industria chiudevano i battenti e si trasferivano in altri lidi?

Quali principi si urlavano mentre si operavano licenziamenti di massa per evitare fallimenti? Quali organizzazioni lottavano mentre si svendevano diritti a fronte di una flessibilità dell’occupazione?

Riteniamo che il Lavoro sia l’unico strumento che possa garantire al Nostro Paese una prospettiva di futuro. Per questa ragione il lavoro merita valore e rispetto: un episodio come quello che oggi accende la discussione deve rappresentare un’occasione di confronto e non un occasione di lotta e di innalzamento di barricate che probabilmente, ancora una volta, non contribuirà a rendere effettivo il diritto al Lavoro.