Attualità - 29 giugno 2018, 11:05

Fondazione Caritas, priorità ai problemi ludopatia, carceri e immigrazione

Diffuso il bilancio di Fondazione Caritas, dall’assistenza alle famiglie in difficoltà al supporto ai parenti dei malati di Alzheimer, fino all’aiuto ai giocatori patologici e ai progetti per carcerati e migranti

La Fondazione Caritas, braccio operativo della Caritas Diocesana di Vigevano, ha diffuso il suo bilancio sociale per l’anno 2017/2018. L’opera quotidiana si è tradotta nei quattro centri di ascolto di Vigevano, Mortara, Cava Manara e Mede (“Dobbiamo conoscere quali sono i bisogni per poter pensare alle soluzioni”, ha detto il vescovo Gervasoni) e nei numeri dei centri di accoglienza per persone in difficoltà: 2.242 pernottamenti a Casa Josef a Vigevano, 18 fra donne e minori ospitati alla Morsella, 12 richiedenti asilo accolti a Carbonara, 10.302 pasti erogati al centro Emmaus a Mortara. Solo alcune cifre di un’attività molto più vasta che nell’ultimo anno ha visto una raccolta fondi straordinaria a favore delle vittime del terremoto di Amatrice e che comprende anche case famiglia, housing sociale (ai Casoni di Sant’Albino), accompagnamento dei nuclei famigliari dove è presente un malato di Alzheimer, assistenza dopo-scuola per genitori lavoratori, contrasto al gioco d’azzardo patologico.

In quest’ultimo ambito è stato istituito per la prima volta un gruppo di mutuo aiuto formato da giocatori incalliti che stanno cercando un percorso per uscire dalla loro dipendenza: “Ormai abbiamo ricerche scientifiche che ci dimostrano che non è più un vizio, ma una malattia con conseguenze sul cervello, e dobbiamo trattarla come tale”, ha commentato il direttore della Caritas Diocesana don Moreno Locatelli. La lotta al gioco d’azzardo, soprattutto tra i giovani, è una delle direttrici principali sulle quali la Fondazione Caritas intende muoversi nel prossimo futuro.

Un’altra è rappresentata dall’immigrazione: “Non dobbiamo pensare a questo fenomeno limitandoci al problema dei barconi che arrivano in Italia – ha detto il vescovo Maurizio Gervasoni – ma affrontarlo dal punto di vista sociologico, con l’inevitabile incontro tra culture differenti. È importante inoltre considerare l’importanza delle famiglie che in questi contesti rimangono spesso disgregate”. “Abbiamo deciso di operare con piccoli numeri per la gestione dell’accoglienza, di non farlo mai da soli ma sempre in collaborazione con realtà del territorio e cercare di pensare a tenere unite le famiglie”, gli fa eco don Moreno.

Il terzo ambito nel quale Fondazione Caritas vuole concentrare le energie nel prossimo futuro è legato all’ambito carcerario. Già ora vengono ospitati detenuti in misure alternative, ma è in fase di studio anche un progetto inedito che coinvolgerà anche le diocesi di Pavia e Tortona e il tribunale di Pavia: “Abbiamo preso spunto dal Giubileo della Misericordia – spiega don Moreno – scegliendo un tema che, avendo un tribunale unico, potesse vederci uniti alle diocesi confinanti. È nata quindi l’idea di costituire un ufficio di mediazione che, nelle nostre intenzioni, si collocherebbe all’interno del palazzo di giustizia”. La mediazione, molto sviluppata all’estero ma quasi del tutto assente con queste modalità in Italia, consiste nel procedimento a pene alternative attraverso un confronto tra vittima e autore del reato. “Pensiamo alle vicende che vedono protagonisti dei minori”, è la riflessione di mons. Gervasoni: “Il carcere non può essere la soluzione, mentre un dialogo che metta un responsabile di fronte alla persona a cui ha fatto del male può avere valenza educativa”.