A circa cinque chilometri a ovest di Cassolnovo, di cui è frazione, si trova Villanova di Cassolnovo, un antico borgo, con almeno dieci secoli di storia alle spalle, ricostruito dai Visconti a poi ancora dagli Sforza. Su tutto, domina la maestosa mole del castello. Pressoché integro, non ha subìto rilevanti ristrutturazioni.
Il tessuto murario presenta ancora la bella decorazione a losanghe color rosso mattone (d'età gonzaghesca), il cortile conserva, al suo centro, la pompa dell'acqua, e i piani sono marcati dagli antichi
ballatoi in legno. II tempo, qui, non sembra essere trascorso: all'ingresso del ponte, che da tempi immemorabili ha sostituito l'originario ponte levatoio, fanno buona guardia le due statue - di inspiegabile origine romana - ormai irriconoscibili, che controllavano il passaggio già un millennio addietro.
Molti sono gli uomini che hanno calcato l'acciottolato - ormai interamente coperto e nascosto dalle erbacce - del cortile del castello; oggi si mostra semideserto. Non più di un paio di famiglie vive fra queste antiche mura che, in un passato nemmeno lontanissimo, erano densamente popolate dal personale che prestava la sua opera nell'azienda agricola in cui il castello era stato trasformato fin dai tempi degli Sforza (va ricordato che nel 1470 proprio qui, nella tenuta di Villanova, per ordine di Galeazzo Maria Sforza fu tentata per la prima volta in Europa la coltura del riso).
La tranquilla vita rurale del borgo fu turbata, per qualche tempo, da fatti che, intorno agli anni Venti o Trenta del secolo scorso, accaddero nel castello."Fatti strani". Durante la notte, un gruppo di mondine che abitava l'ultimo piano dell'edificio - da secoli adibito all'uso rurale - avvertì strani fruscii provenire dal sottotetto, ricavati quasi cinque secoli prima dalla copertura della merlatura con un tetto a capriate.
Tutti pensarono ai topi, che frequentavano numerosi l'antico maniero; benché i rumori si verificassero soltanto in piena notte e proseguissero per diverse ore, la convivenza sembrava sopportabile. Ai fruscii si aggiunsero però ben presto altri rumori: passi pesanti, gemiti, cigolii di catene, tintinnii metallici . L'ipotesi dei topi venne così
accantonata, in favore della più verosimile presenza di spiriti inquieti, forse i fantasmi di antichi carcerieri e dei loro prigionieri,tornati a frequentare le mura che li avevano visti protagonisti didrammatiche vicende.
Gli strani rumori si ripresentavano con cronometrica puntualità. Ogni sera, a mezzanotte, lo spettacolo era annunciato da fruscii e scalpiccii leggeri seguiti da passi pesanti e respiri affannosi. La paura ormai si era prepotentemente impadronita delle ospiti e degli altri inquilini del castello, ma i responsabili dell'azienda agricola ritennero opportuno, invece di indagare, fingere di ignorare tutta la storia e consigliare alle occasionali inquiline dell'ultimo piano di cercare di dormire e di non correre dietro a strane fantasie.
Gli abitanti più vecchi del borgo, nel frattempo, avevano creduto di ricordare che simili "fatti strani" si erano più volte ripetuti, negli ultimi secoli. Sembrava dunque che i veri inquilini stabili del castello fossero gli spiriti, la cui presenza si manifestava con regolarità ciclica, forse ogni cento anni.
La fine della stagione della monda, salutata da un violento temporale che infuriò per un paio di giorni e un paio di notti, fu accolta con sollievo da mondine e braccianti, che poterono lasciare il castello indisturbati, dimenticando spiriti e fantasmi che, dal canto loro, uscirono a loro volta di scena. Non risulta che, per il resto del secolo, se ne sia più avvertita la presenza. Non è improbabile che nei prossimi decenni, alla scadenza del centinaio di anni che sembrano essere il lasso di tempo scelto dagli esseri soprannaturali per le loro apparizioni, essi si ripresentino, puntuali, all'appuntamento nel castello di Villanova di Cassolnovo..