“Don Giuseppe, nel suo appello alla Comunità intera, ha scritto una lettera intrisa di amore e di pace. Diciamo una bella lettera, in cui invita ad organizzare al più presto un cammino per la pace e la fratellanza tra i Popoli (io preferisco scrivere Popoli con la P maiuscola proprio per dare ulteriore importanza a ciascuno di essi). Sappiamo tutti che il nostro Prevosto si dà da fare concretamente e non è solo un parroco da omelia domenicale. Quindi posso dedurre che il suo appello è veramente accorato. Tuttavia, a malincuore, resto un po’ perplesso nel punto della lettera ove il nostro Don Giuseppe, in veste del Presidente dell’INPS Tito Boeri, scrive a proposto della “chiarezza dei dati reali”, tra l’altro adducendo informazioni leggermente surrettizie tralasciando qualche dato fiscale. Ma non voglio e non oso scendere nei tecnicismi, vista la cordialità della missiva in oggetto. Caro Don Giuseppe, mi rivolgo a lei con riverenza, come si dovrebbe fare verso un Uomo di Chiesa, qui abbiamo un grosso problema: dobbiamo far ripartire l’Italia e con Essa gli Italiani.
La Chiesa, come altre oneste organizzazioni umanitarie, ha missionari ai quali andrebbe attribuita una medaglia al Valor civile, poiché aiutano il prossimo NELLA SUA TERRA (a costi economici nettamente inferiori, mi consenta la battuta). Forse non v’è cosa più nobile. Noi abbiamo bisogno di una Chiesa che faccia questo, che ci dia una mano in tal senso, senza però fare proclami politici, cui ultimamente si è un po’ abbandonata. Noi, e nemmeno gli stranieri, i profughi, i richiedenti asilo, non abbiamo bisogno di “un cammino per la pace”. Abbiamo bisogno che ogni Stato agisca per il bene del suo Popolo in armonia con il resto del mondo. Così riusciremo a far calare insieme la tensione sociale, arrivata oramai alle stelle. Perché, caro Don Giuseppe, quando un uomo od una donna, giovani od anziani che siano, presentano domanda individuale presso i servizi sociali perché non riescono ad iniziare il mese, o perché fanno fatica a nutrire i propri figli, il Sindaco di Magenta fa fatica a riproporre l’esempio del nostro San Martino, semplicemente perché il mantello (nel nostro caso la coperta) è troppo corto”.
Un caro Saluto e sempre con Affetto
Kevin Bonetti Segretario Lega Magenta
Lettera in collaborazione con www.ticinonotizie.it