Una redditizia, articolata quanto sgangherata truffa per falsi infortuni è stata scoperta dai carabinieri che sono riusciti a bloccare un giro di rimborsi farlocchi che in poco tempo avrebbero fruttato oltre un milione di euro per almeno ventun casi di rimborsi per infortuni inesistenti.
L'operazione che non ha caso è stata denominata 'Gesso' coninvolge non solo un gruppo di kosovari, ritenuti gli organizzatori delle messe in scena, ma anche medici ed avvocati compiacenti che diagnosticavano i danni, apponevano i gessi.
I legali, consapevoli che sulle stesse persone gravassero più polizze assicurative per il medesimo infortunio, erano incaricati di avanzare le richieste risarcitorie.
L'anello debole di tutta questa organizzazione erano i beneficiari sulla carta, persone indigenti che per poche centianaia di euro venivano convinti e coinvolti nella truffa (ma il grosso dei rimborsi era per i 'capi') come falsi infortunati. Sono stati proprio alcuni di loro a farsi scoprire e poi a raccontare tutto ai militari, che poco per volta sono riusciti a ricostruire l'organizzazione.
Otto persone a vario titolo, tutti parenti di origine kosovara radicata ad Alessandria, quasi tutti con precedenti penali, avevano fatto stipulare polizze infortuni (anche con più compagnie contemporaneamente) a persone bisognose, che fiuravano come lavoratori nel campo della sartoria. Immancabilmente, dopo brevissimo tempo, l’assicurato denunciava l’avvenuto infortunio, riscuotendo i premi dalle varie assicurazioni e consistenti in diverse migliaia di euro.
I Carabinieri sono riusciti a dimostrare la falsità di ventuno infortuni che avevano fruttato oltre un milione di euro, proprio in virtù del fatto che con lo stesso infortunio venivano riscossi più indennizzi. L’operazione ha permesso di bloccare i pagamenti di premi di pari valore.
Le indagini hanno dimostrato come l’ingente flusso di denaro fosse convogliato, transitando su conti correnti cointestati all’assicurato e ai promotori, su altri rapporti bancari intestati al gruppo kosovaro. L’infortunato non poteva effettuare operazioni sul conto cointestato, ricevendo un compenso di qualche centinaio di euro.
Nel corso dell’attività investigativa, un 33enne alessandrino è stato arrestato in flagranza di reato mentre con un documento falso cercava di incassare il premio di un infortunio mai avvenuto e denunciato da altro che in quel momento si trovava in carcere.
Altri due arresti flagranti sono stati effettuati, quando una donna di Pietra Ligure (SV) si era presentata presso la sede di una compagnia assicurativa al fine di sottoporsi a visita medico-legale. In questo caso era stato arrestato anche il suo accompagnatore, un 35enne, ritenuto uno dei dominus dell’organizzazione. La donna aveva denunciato di avere subito l’infortunio a Trento, non ricordandosi che proprio nello stesso periodo si trovava presso i carabinieri di Loano a denunciare un furto subito in spiaggia.
Alcuni “infortunati”, nel corso degli interrogatori, hanno ammesso l’inesistenza del sinistro e la compiacenza del personale sanitario che ha effettuato la visita e applicato il gesso, indicando le menti delle truffe.
Sono quindi al vaglio degli investigatori le posizioni di diversi professionisti, tra cui alcuni avvocati, poiché pare che, pur sapendo dell’esistenza della stipula di più polizze, avanzassero multiple richieste di risarcimento per lo stesso evento.