Mentre le restrizioni anti-contagio vengono allentate grazie alle vaccinazioni e alle temperature estive, il mercato del lavoro si assesta come può dopo oltre un anno di pandemia. Il settore che ne uscirà maggiormente alterato sarà di certo quello dell’intrattenimento, ma non sarà per forza un cambiamento negativo.
L’esplosione dell’intrattenimento “indoor”
Invitati a rimanere in casa quanto più possibile, gli italiani si sono messi comodi e si sono dedicati ai propri passatempi preferiti. In cima alla lista c’è il gioco d’azzardo: ogni casinò online italiano ha registrato un enorme numero di nuovi iscritti, e spese più frequenti dagli habitué. Seguono i servizi di streaming come Netflix, Amazon Prime Video e Hulu, ma anche le vendite di videogiochi sono aumentate. Si è ritrovato, in un certo senso, il significato di famiglia: vengono predilette le attività che uniscono tutte le generazioni, come le “movie night” o i giochi multiplayer non troppo complicati. Il boost è arrivato anche all’istruzione digitale e le applicazioni per l’apprendimento di lingue straniere sono state apprezzate soprattutto dagli adulti. I giovani hanno invece preferito i videogiochi.
Il mercato si è adattato alla nuova quotidianità
Il segmento dell’intrattenimento digitale ha accolto i nuovi utenti con offerte, promozioni e periodi di prova gratuiti. I casinò online hanno puntato sui giri gratis, senza dubbio il metodo migliore per provare le slot machine, i servizi di streaming hanno esteso i periodi di prova gratuiti e diverse applicazioni hanno implementato nuove funzionalità, soprattutto mirate alla condivisione di contenuti. In primis il pensiero va a TikTok e Instagram, due applicazioni “social” che durante la pandemia si sono aggiunte agli smartphone di tutti. E proprio qui, tra un balletto e un “life hack”, gli artisti hanno trovato lo spazio che le restrizioni hanno loro sottratto.
TikTok e Instagram sono i nuovi palcoscenici
A inizio pandemia, cantanti e musicisti hanno iniziato a fare delle live con i propri fan. Alcuni sceglievano TikTok, altri Instagram, meno YouTube, Facebook e Reddit. Ovviamente, allestire dei “mini concerti” gratuiti non portava grandi guadagni e l’assenza di concerti veri e propri si è fatta sentire: si stima che i profitti globali derivanti dal settore della musica siano diminuiti almeno del 70% nel 2020. Con l’industria musicale in crisi, gli artisti e i produttori hanno dovuto reinventarsi con show virtuali. “Andare a un concerto e stare in mezzo alla folla è un’esperienza in diretta, ma non significa che debba essere l’unica esperienza in diretta”, ha spiegato Mark Mulligan, Managing Director presso Midia Research, ai microfoni di Wall Street Journal.
I concerti virtuali nei videogiochi
Il quesito riguardo agli introiti, tuttavia, non era risolto. Nel 2019, i concerti “di persona” erano la seconda entrata economica del settore (34%) e cedevano il primo posto solo alle vendite retail, compromesse però dal fenomeno della pirateria che dilaga dalla fine degli anni ‘90. Eliminare questo lato della musica non era quindi possibile e gli artisti hanno dovuto trovare delle alternative, come i concerti all’interno di videogiochi multiplayer. Il 23 aprile 2020, più di 12 milioni di giocatori hanno partecipato al “concerto virtuale “di Travis Scott su Fortnite. Appena 10 minuti di performance lo hanno reso il più grande evento tenuto all’interno del gioco. Invece dei tradizionali biglietti, Epic Games ha venduto oggetti e upgrade per il gioco.
Spariranno i concerti tradizionali?
In conclusione, è evidente che il settore della musica sia in continua evoluzione e sappia adattarsi alle necessità. Bisogna quindi aspettarsi che la musica dal vivo prima o poi sparisca? Niente affatto, anzi: diversi artisti, come Loredana Bertè, sono andati in tour e hanno ripreso a intrattenere i propri fan con i concerti. Ci si può invece aspettare un’evoluzione del settore, più digitale e più immersiva, che ridurrà le distanze tra musica e tecnologia. Come nel concerto di Travis Scott, è possibile che aumenti anche l’utilizzo di avatar 3D, un fenomeno già molto diffuso in Giappone.