Cultura-Eventi - 15 settembre 2019, 19:44

Il batterista Matteo La Mantia da Sannazzaro ai "Divina Band"

Il giovane percussionista lomellino, già noto per le sue qualità sonore, da pochi giorni è entrato a far parte della cover band torinese. Questa sera (domenica) sarà in piazza Paltineri a Pieve del Cairo per il suo terzo concerto con la "Divina Band"

Che fosse uno dei più fulgidi talenti nel panorama musicale lomellino e non solo, lo si sapeva già da qualche anno e in questi giorni per il 23enne batterista sannazzarese Matteo La Mantia, è arrivata l'ennesima consacrazione sotto forma di un inizio di collaborazione con i "Divina Band", la cover band di Torino che da molti anni fa ballare intere generazioni in numerosi locali del Nord Italia.

Grazie all'ecclettismo vocale del frontman Leo Proglio coadiuvato dalle vocalmente ottime Giulia Coda e Chiara Pagano, capaci di emozionare il pubblico grazie anche ai continui cambiamenti di costumi, durante i vari medley proposti nello svolgimento dei loro concerti.

Per Matteo la Mantia la tappa di Pieve del Cairo, rappresenta la terza con i "Divina Band" e la prima in assoluto da enfant du pays in Lomellina, più precisamente a Pieve del Cairo nel concerto rinviato la scorsa settimana a causa del maltempo.

Matteo com'è nata questa collaborazione con i "Divina Band"?

"Partiamo dal presupposto che io sono circa tre anni e mezzo che suono in cover band, in precedenza ho lavorato con la "Shary Band", che storicamente è un po' la diretta concorrente dei "Divina". Da aprile non ho più suonato per la "Shary Band" e in estate ho avuto questa proposta con la cover band torinese e non ho potuto rifiutare. Parliamo di un gruppo da serie A per quanto riguarda le cover band a livello nazionale. Ovviamente loro come nome li conoscevo da anni, li ho sentiti suonare spesso alla "Parranda" di Lomello, quindi non ho avuto la benché minima esitazione nell'accettare la loro proposta.

Quali sono le difficoltà iniziali di integrarsi in un gruppo nuovo che ha una sua metodologia di suono acclarata da tempo?

"Diciamo che per un batterista la difficoltà più grande è ricordarsi tutti i pezzi, la scaletta è composta da medley della lunghezza di 10 minuti ciascuno e quindi bisogna ricordarsi tutti i vati stacchi fra un brano e l'altro. Quindi occorre tanta memoria e chiaramente le prime volte è necessario avere qualche appunto scritto per aiutarsi un pochino. Ovviamente non deve nemmeno mancare la preparazione fisica e l'allenamento, altrimenti arrivi dopo 2 ore di spettacolo a fine serata privo di energie".

Com'è nata la tua carriera di batterista?

"Ho iniziato con Marco Serra che è una sorta di mio mentore, poi ho studiato alla scuola Nam di Milano con Tullio De Piscopo, Max Furian e Alfredo Golino, insomma tutto il meglio delle percussioni in Italia, figure di spicco che hanno lavorato con tutti i più grandi artisti italiani. Attualmente insegno in un paio di scuole, fra cui quella di Ron a Garlasco "Una città per cantare", sempre grazie a Marco Serra, e sono due anni che svolgo anche questa attività didattica, dopo essere inizialmente entrato come supplente ora sono fisso di ruolo ed è un grande onore per me. Ho fatto per 3 anni e mezzo collaborazioni con la "Shary Band" e adesso sono con la "Divina Band". A 23 anni sono soddisfatto di quanto fatto finora nel panorama musicale del territorio e non solo. 

Come sta cambiando la figura del batterista rispetto a qualche anno fa?

"Attualmente è molto più difficile entrare nelle band, parlando con i miei insegnanti che hanno avuto una carriera di successo, mi raccontavano che al'epoca era molto più facile fare il batterista. Ora come in tutti i campi le risorse economiche scarseggiano e in più la concorrenza è spietata ci sono veramente molti giovani batteristi di talento e quindi entrare è molto complicato. Fortuna, ovviamente talento ci vuole e sottolineo ancora fortuna ma con la C maiuscola (sorride ndr)".

Attualmente quali sono i batteristi/percussionisti più importanti nel panorama mondiale?

"Fra gli italiani i nomi già citati prima direi che vanno più che bene, a livello mondiale da Vinnie Colaiuta, Simon Phillips a Jeff Porcaro, che sono autentiche icone del settore da svariati anni, mostri sacri oserei dire".

Che sensazione provi a suonare nella tua Lomellina?

"Un po' di tensione è normale sentirla, in più ci sono pezzi nuovi da eseguire quindi il tutto è ancor più complicato, ma chiaramente gioco in casa e ho voglio di fare bene per i parenti e gli amici che verranno a sentirmi da Sannazzaro e da Pieve del Cairo".