Cronaca - 07 ottobre 2019, 17:48

Due anni e 8 mesi allo stalker di Simona Rocca

A sentenza il primo dei processi che vedono come imputato Mario D'Uonno (che poi dovra' rispondere anche di tentato omicidio)

Due anni e otto mesi di carcere. E' questa la condanna inflitta all'ex guardia giurata Mario D'Uonno nel processo per stalking nei confronti di Simona Rocca, la commessa che, un anno dopo i fatti oggetto di questo processo, avrebbe aggredito con il fuoco (episodio per il quale l'uomo deve ancora essere processato per l'accusa di tentato omicidio aggravato).

Sono da poco passate le 15,15 di lunedì quando il giudice Paolo De Maria dopo una breve camera di consiglio, legge la sentenza. La condanna inflitta a D'Uonno è superiore di due mesi alla pena di due anni e sei mesi chiesta dal pubblico ministero, Franca Antenucci, nella sua requisitoria. Simona Rocca, stretta tra i suoi legali Fabio Merlo e Andrea Fontana, scoppia in lacrime. La tensione si scioglie: tra il pubblico, ad attenderla, ci sono le sue amiche che non vedono l'ora di abbracciarla.

D'Uonno, invece, viene subito accompagnato fuori dall'aula. E' stato nervoso per tutta l'udienza: seduto accanto al suo legale Enrico Faragona, ha ascoltato le arringhe, infilando e sfilando gli occhiali e dondolando il capo. Lui ha sempre negato di aver commesso atti persecutori nei confronti della donna, ma, rendendo spontanee dichiarazioni, si era attribuito la paternità di un biglietto di insulti lasciato sull'auto della donna e aveva ammesso di averla cercata ("Ma solo per avere spiegazioni", aveva detto).

“Nei comportamenti che andiamo a giudicare oggi c'è l'antefatto di quanto accaduto lo scorso 4 febbraio sul piazzale Ovs”, aveva sostenuto nel suo intervento l'avvocato Fabio Merlo, legale di parte civile per Simona Rocca, sempre presente a questo difficile processo. E, alla lettura della sentenza, il legale è soddisfatto: “La signora Rocca ha passato momenti tremendi, questa sentenza riconosce ciò che ha patito. Allora e in questi ultimi mesi molto difficili”.

Di “un reato grave, perché mina la libertà della persona che non può esercitare il proprio arbitrio” aveva parlato, nella requisitoria, il pm Antenucci, ripercorrendo gli episodi compresi tra l'ottobre 2017 e il 24 gennaio 2018, quando la donna aveva sporto la prima denuncia contro D'Uonno.

Nel lungo elenco, sono stati ricordati i messaggi e gli stati di whatsApp divenuti di dominio pubblico dopo l'aggressione del 4 febbraio scorso: “Devi solo pregare per la tua anima”, “Tutti uccidono tutti gli altri, in un modo o nell'altro”, “L'ultima cosa che farò sarà mandarti all'inferno”, “Prega per la tua anima perché non avrò pietà”, “Ti sei fatta le ultime ferie, adesso ti farai il viaggio verso l'inferno”. Messaggi che Simona Rocca aveva appreso dalle amiche perché lei, dopo un episodio avvenuto nel parcheggio dell'Ovs il 24 gennaio 2018, aveva deciso di sporgere denuncia contro D'Uonno e aveva bloccato tutti i suoi contatti, cambiando poi il numero telefonico.

“Non erano messaggi, ma stati di whatsApp (le frasi che possono essere aggiunte sotto la foto del profilo, ndr) – ha invece sostenuto il legale della difesa Faragona nella sua arringa –: descrivevano lo stato d'animo di D'Uonno, una persona accusata ingiustamente e che stava pagando un prezzo altissimo per non aver fatto niente”. Secondo il legale, che aveva chiesto l'assoluzione, non c'erano stati atti persecutori prima della denuncia e, anche dopo, solo richieste di chiarimenti per un atteggiamento che D'Uonno aveva ritenuto incomprensibile da parte della donna. Scontato l'Appello.

redazione online Vercelli