Era arrivato al Policlinico San Matteo di Pavia, nella notte tra il 21 e il 22  febbraio, prelevato Reparto di Rianimazione di Codogno da parte di una nostra  equipe di rianimatori: oggi il 37enne, ribattezzato dalla stampa come il  “paziente1”, può tornare dalla sua famiglia e alla sua vita di tutti i  giorni.
Le sue condizioni, all’arrivo al San Matteo, “erano  gravissime” come ha sottolineato spesso Francesco Mojoli, responsabile  della Terapia Intensiva, che lo ha seguito nei 18 giorni di ricovero presso la  terapia intensiva, “lo abbiamo stabilizzato ed è rimasto per diverso tempo  in condizioni critiche. Fortunatamente, come ci si aspettava da una persona  giovane, che non aveva comorbidità e anche in forma, a un certo punto  ha iniziato a migliorare”.
E’ il 9 marzo e il giovane 37enne viene  de-connesso dal ventilatore e trasferito in terapia sub intensiva dove ha  ricominciato, poco alla volta, a respirare autonomamente.
“Ora sta  bene – dichiara Raffaele Bruno, direttore delle Malattie Infettive che lo  ha seguito nella seconda parte del ricovero -: lo conferma l’esito negativo  dei tamponi a cui è stato sottoposto in questi giorni. A casa potrà condurre una  vita normale, come quella di tutti noi, perché è da considerarsi guarito a tutti  gli effetti”.
“Guarire lui, dal punto di vista umano, in un mese mi  ha insegnato che la normalità è un privilegio” ha concluso  Bruno.
Il paziente ha voluto raccontare così quanto gli è capitato: “E' difficile dopo questa esperienza fare un racconto di quello che mi è successo. Ricordo il ricovero in ospedale a Codogno, mi hanno raccontato che per 18 giorni sono stato in terapia intensiva per poi essere trasferito nel reparto di malattie infettive dove ho ricominciato ad avere un contatto con il mondo reale e a fare la cosa più semplice e bella che è respirare. Da questa mia esperienza le persone devono capire che è fondamentale stare in casa, la prevenzione è indispensabile per non diffondere l’infezione. Questo può significare anche allontanarsi dai propri cari e dagli amici perché non sappiamo chi può essere contagioso. Io sono stato molto fortunato perché ho potuto essere curato, ora potrebbero non esserci medici personale e mezzi per salvarti la vita. Da questa malattia si può guarire. Io devo dire grazie al Prof. Bruno, ai rianimatori e a tutto il personale dell’Ospedale di Pavia e Codogno che con la loro professionalità mi hanno permesso di tornare a vivere. Ora chiedo per favore a tutti i media di rispettare la privacy mia e quella della mia famiglia perché vorremmo proprio, piano piano dimenticare questa brutta esperienza e tornare alla nostra normalità”.