Attualità - 19 maggio 2020, 17:30

Coronavirus, la Regione rimborsa il tampone eseguito privatamente. Ma solo se si è positivi

Dopo la decisione di Regione Lombardia di rendere fattibili i test sierologici, solo quelli scelti e indicati come più attendibili, da parte dei laboratori privati, arriva quella del rimborso del costo del tampone se il risultato è positivo. La precisazione alla delibera della scorsa settimana si trova nelle faq del sito istituzionale e ha generato già alcune polemiche. 

Ricordiamo che il test sierologico non è un esame diagnostico, ma tutt'al più, se condotto in un certo modo, può rappresentare un valido strumento di indagine epidemiologica. Il prelievo evidenzia o meno la presenza degli anticorpi al Coronavirus nel sangue e se positivo necessita di un tampone per verificare se il soggetto sia o meno contagioso.

L'unico esame fino ad ora reputato in grado di stabilire la reale positività al Covid-19 è infatti il test naso-faringeo. Esame che non è possibile condurre a tappeto su tutta la popolazione, che viene eseguito dal sistema sanitario solo sui casi sospetti e che da settimana scorsa l’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito diventi obbligatorio anche per chi si sottopone volontariamente al test sierologico e risulta positivo

Il costo dell'intero percorso (test sierologico e tampone) si aggira intono ai 200 euro e Regione Lombardia ha deciso di rimborsarne una parte (62,89 euro) e ai soli soggetti che risultano effettivamente positivi al Covid-19 e quindi sottoposti a quarantena e presi in carico dal sistema sanitario.

Decisione quest'ultima che, come è stato per lo sdoganamento dei test sierologici, sta generando parecchie polemiche. «Questa è l’ennesima prova che la Regione Lombardia non crede ai test diffusi e che persevera nella strategia sbagliata - dichiara per il PD il consigliere regionale Samuele Astuti - È assurdo che un cittadino venga punito perché non è più infettivo, quando è proprio la Regione che, correttamente, chiede a chi ha un test positivo di sottoporsi anche al tampone. Il messaggio che la Regione dà ai cittadini che hanno avuto sintomi e che, pur chiamando i numeri verdi non sono stati visitati da nessuno, o quelli che devono tornare al lavoro a contatto con colleghi e con il pubblico, o a quelli che sono stati a contatto con persone malate, è che se vogliono proprio fare il test devono sapere che se lo devono pagare, e se per caso nel frattempo sono guariti, si devono pagare anche il tampone. È un disincentivo bello e buono, che nasconde forse la volontà di non far emergere la dimensione reale del contagio in Lombardia e il numero delle persone che non sono mai state raggiunte dal sistema sanitario regionale».

Valentina Fumagalli - Varese Noi