Attualità - 09 novembre 2020, 17:01

«Io medico e malato Covid, vi dico: Non pensate di essere onnipotenti, abbiate rispetto per voi stessi»

La testimonianza di un anestesista rianimatore dell'ospedale Sant'Andrea di Vercelli

«Sono sconfortato e scoraggiato, ma soprattutto sono arrabbiato. Lo sono perché non sono più in prima linea. Mi sono dovuto fermare. Anche io. Perché questo virus, nonostante tutti gli accorgimenti e le misure di sicurezza, spesso non ti lascia il tempo e ti assale con tutta la sua forza. E così mi ritrovo a casa, assalito dal senso di colpa per aver coinvolto anche i miei familiari in una partita che non avrebbero mai voluto giocare». Sono le prime parole della testimonianza che Giuseppe Barbarello, anestesista rianimatore dell'ospedale di Vercelli, affida al profilo social dell'Asl. Una testimonianza e un appello per quanti stanno sottovalutando la contagiosità e le conseguenze del virus.

«In un momento in cui c’è anche chi vuol negare la realtà… ci sembra significativo riportare il messaggio di un nostro medico, anestesista rianimatore dell’ospedale di Vercelli, a casa perché il covid ha colpito anche lui. Leggete cosa dice», è l'invito dell'Azienda sanitaria.

«Ci sono momenti - scrive ancora il medico - in cui dici a te stesso che forse avresti dovuto pensare più al tuo mondo, ai tuoi affetti, a proteggere le persone importanti per te. È la febbre a farmi parlare così… per fortuna, quando la temperatura scende e quella “batteria” che sembra suonarmi in testa si interrompe, ritorno lucido e penso che sono un medico, il mio dovere è curare le persone; ma quello che di certo posso fare adesso è raccontarvi che non c’è più tempo. Non c’è tempo per l’ignoranza di chi nega, di chi protesta in piazza perché non vuole portare una mascherina; non c’è più tempo nemmeno per chi, pur appartenendo al mio stesso mondo, non ci ha creduto, facendo prevalere la prepotenza e la leggerezza e adesso si ritrova in uno dei letti della mia terapia intensiva, pronato e intubato. Non è solo il coronavirus che dobbiamo sconfiggere, ma anche il virus dell’ignoranza e della non curanza. Smettetela di credervi forti, onnipotenti, convinti che a voi non possa toccare. La gente non canta più sui balconi e fa bene… dal canto nostro, invece, noi non abbiamo più voglia di raccontarvi storie. Siamo stanchi e l’unica storia vera è quella di chi ogni giorno lavora come un matto per curarvi, si chiude dentro una tuta che ti fa sembrare un astronauta e spera che non tocchi a lui. Abbiate rispetto per chi vi cura e soprattutto abbiate rispetto per voi stessi».

redazione online Vercelli