Attualità - 25 gennaio 2021, 16:18

«Lombardia zona rossa anche a dicembre per sbaglio?». I sindaci del Pd chiedono chiarezza sui dati

L'anomalia del sistema di calcolo dei pazienti guariti e deceduti potrebbe aver prodotto errori di classificazione della Regione anche prima di Natale: «L'Rt potrebbe essere sempre stato sopravvalutato. Vogliamo i file dei dati in formato open e non in maniera aggregata, ma divisi per singoli comuni»

sette sindaci del centrosinistra dei capoluoghi della Lombardia vogliono vederci chiaro sull'erronea classificazione della Lombardia come zona rossa, ma non solo per la scorsa settimana, il dubbio, avanzato dai primi cittadini, è che l'errore riguardi anche il periodo precedente e che i calcoli siano sbagliati dal 12 ottobre in poi.

Da quando cioè è stato rivisto il meccanismo di certificazione di guarigione dei pazienti Covid (da due tamponi negativi a 21 giorni dalla certificazione del contagio). «Il sistema da allora non è più stato in grado di scaricare i guariti, che sono andati a gonfiare progressivamente il numero degli infetti - spiega Giorgio Gori, sindaco di Bergamo anche a nome dei colleghi di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Mantova e Varese - Un'anomalia che alcuni sindaci avevano segnalato, quando il sistema Cruscotto (quello di biosorveglianza Covid in uso ai Comuni) è andato in tilt, e che probabilmente ci trasciniamo da alloraL'Rt potrebbe essere sempre stato sopravvalutato».

Secondo quanto riferito da Gori, non sarebbe quindi l'algoritmo dell'ISS ad essere sbagliato, ma alcuni sistemi operativi in uso ad ospedali e Ats, che non rendono obbligatoria la compilazione dello stato clinico dei pazienti. «Quando poi è stato chiesto alla Lombardia di verificare questo aspetto, si è inserito a posteriori l'indicatore, compilando quel famoso campo che non era obbligatorio, senza però cognizione dello stato clinico dei pazienti. Da qui il drastico calo dei positivi da 14.180 a 4.918 e l'ingresso in zona arancione». 

I sindaci chiedono quindi di poter rivedere tutti i numeri e non in maniera aggregata, ma divisi per singolo comune. «Pensiamo che il tema dei dati sia stato trascurato sin dall’inizio. Abbiamo sempre chiesto trasparenza e se i dati fossero stati "open" ci saremmo magari accorti prima dell'errore. E' necessario che ora si faccia chiarezza, che ci vengano date certezze sull'affidabilità dei sistemi e che vengano cambiate le modalità di accesso ai dati, anche a quelli sui tamponi».

Il tema politico resta a margine della questione, che ora riguarda solo la gestione dell'emergenza sanitaria dei prossimi mesi. «La nostra preoccupazione è avere certezze a cui ancorare i processi in questa fase di gestione del Covid. Dopodiché si vedrà come procedere e con le assunzioni di responsabilità».