Cronaca - 28 giugno 2021, 18:38

Adescava ragazzine sul web e le violentava: confermati 19 anni. Sentenza esemplare. Ben fatto

A un 50enne del Lodigiano la condanna più alta in Italia per pedofilia

Condanna confermata per il cosiddetto “orco di Codogno”, il 50enne arrestato a giugno 2019 con l’accusa di aver adescato sul web e violentato tre ragazzine minorenni di età compresa tra gli 11 e i 13 anni. La Corte d’Appello di Milano gli ha inflitto 19 anni di carcere, la pena più alta mai disposta in Italia per i reati di pedofilia, confermando la condanna stabilita nel primo grado di giudizio dal Tribunale di Lodi che, nell’ottobre 2020, aveva giudicato l’uomo colpevole violenza sessuale, corruzione di minore, sostituzione di persona, produzione e detenzione di materiale pedopornografico.

Secondo quanto ricostruito nelle indagini condotte dal pm Alessia Menegazzo, il 50enne (un disoccupato incensurato con problemi psicologici che viveva in casa con i genitori anziani a Codogno, comune della Bassa Lodigiana dove si sviluppò il primo focolaio italiano del Coronavirus) aveva creato una falsa identità su WhatsApp presentandosi alle vittime come “cattivissima Giulia”, un’amica spregiudicata, dominante e sadica. Così facendo, sarebbe riuscito conquistare la fiducia di una sua vicina di casa e poi di altre due sue amiche al punto da soggiogarle psicologicamente, costringerle ad avere rapporti sessuali con lui e inviargli foto e video hot.

Violenze proseguite per un triennio, dal 2015 alla fine del 2018.
E nella maggior parte dei casi immortalate dall’uomo che aveva posizionato nella sua stanza alcune telecamere nascoste per riprendere i rapporti sessuali avuti con le tre ragazzine.
Fatale, per lui, fu un errore: ossia l’aver pubblicato su Instragram una foto di una delle sue vittime minacciando di diffondere sul web tutto il materiale raccolto in tre anni di abusi se soltanto una di loro avesse osato parlare. L’immagine fu riconosciuta da alcune amiche delle ragazzine che poi convinsero una di loro a confessare tutto a un’insegnante. Un autogol, per lui, che fece scattare le indagini culminate con il suo arresto.