Economia - 12 novembre 2021, 13:50

Confedilizia: c’era una volta il diritto di proprietà

La Corte costituzionale salva il blocco sfratti in atto da 582 giorni

C’era una volta il diritto di proprietà. Potrebbe limitarsi a questa frase il commento alla sentenza con la quale la Corte costituzionale ha giudicato ‘non fondata’ la questione di legittimità del blocco degli sfratti in atto da 582 giorni. Secondo la Consulta, dunque, non contrasta con la Costituzione della Repubblica italiana il fatto che per quasi due anni (il blocco che ha riguardato, è bene sottolineare, tutti i provvedimenti di sfratto compresi quelli che nulla hanno a che vedere con il covid, è iniziato il 17 marzo 2020 e il suo termine è attualmente previsto per il 31 dicembre) venga impedita per legge l’esecuzione di provvedimenti giudiziari che hanno ordinato la restituzione ai proprietari di immobili abusivamente occupati. Requisizione di fatto, niente reddito, niente risarcimenti, in moltissimi casi a danno di famiglie di proprietari a reddito medio-basso. Ma tutto ciò, secondo la Corte, non contraddice la nostra Carta fondamentale.

Lo scarno comunicato dell’ufficio stampa della Consulta riferisce che ‘la Corte ha osservato, in particolare, che il legislatore ha progressivamente ridotto, con l’attenuarsi della pandemia, l’ambito di applicazione della sospensione, destinata comunque a cessare il 31 dicembre 2021’.

Bene, ai proprietari in attesa di riavere il frutto del loro lavoro e del loro risparmio riferiremo che ‘comunque’ il 31 dicembre la requisizione di Stato avrà termine (e chissà se sarà vero). Intanto, possono continuare a cercare altrove le risorse per vivere, Caritas inclusa. In attesa di ottenere giustizia attraverso, magari, una meritoria trasmissione televisiva.

Il Presidente del Centro studi Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha così dichiarato: “La proprietà della casa è ormai ridotta a una triste parvenza, da aspirazione che era l’hanno trasformata in un incubo. Obbliga solo a pagare le tasse locali ed erariali, che con la riforma del Catasto il Governo Draghi e chi lo sostiene cercano anzi di aumentare, dettandone la formale trasformazione da strumento di imposte sui redditi (come era nello Stato liberale unitario), in strumento di sorpassate ed ingiuste imposte sul valore (Stati preunitari). In modo che – reddito o meno – ci sarà comunque sempre da pagare. Così vogliono il pensiero unico, la finanza internazionale e le istituzioni internazionali partecipate dalle banche d’affari, per diminuire ancora una volta gli investimenti nel mattone e far un’altra volta aumentare quelli finanziari. La Corte costituzionale ha poi dimenticato bellamente che il blocco sfratti (dal quale ci si era liberati nel 2015) non ha mai risolto alcun problema – come diceva Einaudi – mentre ne ha invece sempre creati. Tant’è che già più di 20 anni fa, dichiarando la validità di un blocco (proprio come ha fatto oggi), la Consulta aveva solennemente dichiarato che l’avrebbe fatto per l’ultima volta. S’è visto come è andata …”.