Cronaca - 12 marzo 2023, 11:12

L’omicidio di Voghera, un teste: "l’assessore leghista agì per autodifesa"

Uno dei testimoni di quanto accaduto il 20 luglio del 2021 in piazza Meani a Voghera, dove l’ex assessore alla Sicurezza, Massimo Adriatici uccise con un colpo di pistola il marocchino Youns El Bossettaoui, nel corso di una colluttazione, ha spiegato che la vittima dopo aver colpito con un pugno Adriatici “gli si è messo sopra dopodichè l’italiano ha tirato su il braccio e gli ha sparato”.

“Penso che l’italiano abbia sparato per autodifesa”, ha proseguito il testimone, anch’egli immigrato, nel verbale che è citato nella richiesta di rinvio a giudizio dell’ex uomo politico che ha rinunciato all’udienza preliminare e chiesto invece un dibattimento pubblico.

Dichiarazioni del testimone diverse da quelle rese alla difesa la quale, stando alle carte dell’inchiesta, avrebbe avvicinato alcuni testi prima della loro deposizione.

Una consulenza balistica ha dimostrato che, contrariamente a quanto sostenuto dalle difesa della parte offesa, la pallottola che uccise El Bossettaoui non era tra quelle “espansive”, quindi proibite dalla legge ma che le cartucce contenute nell’arma dell’ex assessore “possano esser impiegate per la difesa personale”.

Una relazione tecnica piscologica forense sule condizioni oggettive in cui si trovavano i testimoni oculari spiega che “i testi concordano nel descrivere una dinamica in cui l’Adriatici è stato colpito dalla vittima, è caduto a terra e poi hanno avuto contezza della pistola, sentendo anche lo sparo”.

Da un’altra consulenza, che ha operato una ricostruzione tridimensionale sulle immagini di un video delle telecamere di sorveglianza, emerge dai fotogrammi in cui sono visibili entrambi che “esiste una compatibilità con un evento di sparo durante la caduta di Adriatici dovuta al colpo ricevuto”.