Ieri pomeriggio (giovedì 22 febbraio) i militari della stazione Carabinieri di Vigevano hanno denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Pavia due donne, di 68 e 47 anni, residenti in Lomellina, autrici di una curiosa truffa commessa ai danni di una 36enne di Vigevano.
Le due, alcuni giorni prima, si erano imbattute occasionalmente nella loro vittima nel parcheggio di un supermercato della città e, dopo essersi presentate e averne carpito la fiducia, avevano ingenerato nella stessa la convinzione di essere sotto l’influsso di un malocchio, a loro dire esercitato da qualcuno mosso da invidia.
Ottenuto lo scopo di infondere il terrore nella malcapitata, le due truffatrici avevano quindi offerto anche una via d’uscita al problema, proponendo l’esecuzione di un particolare e costoso rito propiziatorio salvifico da eseguirsi nel pomeriggio. Prima di salutarsi le due donne si erano fatte consegnare la fede in oro indossata dalla controparte, per iniziare col rituale, invitando la stessa a tornare qualche ora dopo con mille euro, un uovo con scritto il proprio nome sul guscio e un indumento intimo.
Nel corso del successivo incontro avveniva così il rito magico, nel corso del quale la donna veniva invitata a ripetere alcune frasi in una lingua sconosciuta. Al termine della preghiera la truffatrice anziana mostrava l’uovo, abilmente sostituito, sul quale era presente una macchia nera e con all’interno dei peli, attribuendo il fenomeno alla potenza del malocchio.
Convinta la vittima che il denaro fosse maledetto, la inducevano a ripresentarsi più tardi con tutto il contante custodito a casa per un ulteriore rito purificatore. Ottenuta la consegna di altri soldi, le due truffatrici sparivano con la scusa di eseguire la preghiera in un luogo isolato.
Nel pomeriggio del 22 febbraio la vittima veniva nuovamente contattata dalle due donne, che proponevano la prosecuzione del rituale interrotto, ma ad attenderle c’erano anche i Carabinieri, che hanno provveduto a identificare le maghe, riuscendo a recuperare i soldi che la vittima aveva portato con sé, nonché l’anello di cui la stessa era stata privata da giorni.