Cronaca - 13 marzo 2025, 11:24

Alberto Stasi: "Ho fiducia in giustizia per Chiara"

Da uno scontrino le nuove indagini

Alberto Stasi ha “fiducia che sia fatta piena luce, fiducia nella verità e nella giustizia soprattutto per Chiara”.

Lo ha spiegato uno dei suoi legali, l’avvocata Giada Bocellari, che stamani ha parlato brevemente, dopo la riapertura delle indagini a Pavia su Andrea Sempio, con il 41enne condannato a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi del 2007. “Alberto è molto razionale – ha aggiunto la legale – ormai ha praticamente scontato la sua pena ed è fiducioso, però, che sia fatta giustizia, perché lui si è sempre dichiarato estraneo”.

Non solo le due consulenze, una della difesa e una della Procura di Pavia, dalle quali è risultato che le tracce di Dna sui margini delle unghie di Chiara Poggi portano all’amico del fratello, Andrea Sempio, ma anche due elementi ritenuti indiziari e cioè tre telefonate e uno scontrino conservato per circa un anno ritenuti altamente sospetti. Riparte da qui la nuova inchiesta, coordinata dai pm pavesi, sull’omicidio di Chiara, assassinata il 13 agosto 2007, a Garlasco e per il quale l’allora suo fidanzato Alberto Stasi sta espiando 16 anni di carcere, e che ora vede indagato anche Sempio.

Le indagini, delegate ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, già da tempo hanno cominciato a sbrogliare la matassa fatta di accertamenti parte dei quali eseguita in modo raffazzonato se non errato, valorizzando alcuni elementi un tempo non considerati idonei ad aprire una pista alternativa. Innanzitutto le tre chiamate partite dal cellulare di Sempio, il 4, il 7 e l’8 agosto. Tutte brevissime, rispettivamente di 10, 2 e 21 secondi e che hanno destato sospetti. Soprattutto la seconda e la terza in quanto Sempio avrebbe saputo benissimo che Chiara era a casa da sola e che Marco, con i genitori, era in vacanza in Trentino.

L’altro elemento che ha destato sospetti, il biglietto del parcheggio di Vigevano, mostrato dall’amico del fratello di Chiara, per dimostrare che la mattina del delitto non era a Garlasco, mentre gli accertamenti sulle celle telefoniche dicono il contrario. L’ipotesi che è stata avanzata è che si tratti di un alibi precostituito in quanto, è il ragionamento, in genere il biglietto di un parcheggio a pagamento si getta via una volta scaduto, ed invece è stato conservato per oltre un anno.