Economia - 18 luglio 2025, 07:00

Ansia, depressione e disturbo ossessivo compulsivo sono disturbi correlati?

Ansia, depressione e disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) vengono spesso descritti come territori separati della mappa psichica, ma l’esperienza clinica dimostra che i loro confini sono più simili a frontiere porose che a muri invalicabili.

Molti pazienti entrano in terapia pensando di convivere con un solo disturbo e scoprono, lungo il percorso, di trovarsi in un paesaggio condiviso in cui sintomi, cause e meccanismi biologici si intrecciano. Comprendere questa fitta rete di collegamenti è fondamentale per giornalisti, operatori sanitari e lettori che desiderano una visione aggiornata (e meno frammentata) della salute mentale.

Radici comuni: la biologia che unisce

Le ricerche degli ultimi vent’anni hanno identificato una base neurochimica sovrapponibile nei tre disturbi. Vie serotoninergiche e noradrenergiche alterate, un’iper-attivazione dell’amigdala e una regolazione inefficace della corteccia prefrontale descrivono uno scenario in cui il cervello fatica a spegnere il sistema d’allarme. Nel DOC questo malfunzionamento si traduce in pensieri intrusivi che reclamano rituali di neutralizzazione; nell’ansia generalizzata il pericolo è proiettato sul futuro; nella depressione il medesimo circuito, esausto, collassa generando anedonia e senso di impotenza. In tutti e tre i casi lo stress cronico alimenta una cascata infiammatoria che peggiora il quadro clinico e apre la porta ad altre patologie, dal diabete alle cardiopatie.

Un filo narrativo condiviso

Se si sposta l’attenzione dalla biologia alle dinamiche emotive, emergono ulteriori sovrapposizioni. L’ansia spinge la mente a rimuginare su ciò che “potrebbe andare storto”, la depressione fissa lo sguardo su ciò che è “già andato storto” e il DOC cerca di riparare la tensione presente con rituali o controlli. Questo gioco di specchi può trasformarsi in un circolo vizioso: la preoccupazione ansiosa favorisce la perdita di speranza tipica della depressione; il tono dell’umore abbassato rende più urgente il bisogno di certezze che alimenta le compulsioni; le compulsioni, infine, falliscono nel fornire sollievo duraturo e riaccendono ansia e disperazione.

Diagnosi: dal sintomo al mosaico

Nella pratica clinica, l’intreccio di sintomi genera spesso diagnosi tardive o incomplete. Un adolescente che lava le mani per ore potrebbe ricevere l’etichetta di DOC mentre la sua tristezza profonda passa inosservata; un adulto che riferisce stanchezza e insonnia può essere classificato come depresso e solo in seguito rivelare preoccupazioni irrazionali su catastrofi imminenti. Gli strumenti diagnostici moderni suggeriscono quindi interviste trans-diagnostiche che esplorino routine, pensieri automatici, emozioni, comportamenti di controllo, qualità del sonno e livelli di energia in un’unica cornice. Solo un quadro d’insieme consente infatti di cogliere la direzione in cui i sintomi si alimentano a vicenda.

Terapie integrate: la nuova frontiera

Sul versante farmacologico, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina rimangono la prima scelta per tutti e tre i disturbi, ma nella cura del DOC servono dosaggi più alti e cicli più lunghi; se la depressione è grave, si affiancano stabilizzatori dell’umore o, in casi selezionati, farmaci dopaminergici. La psicoterapia cognitivo-comportamentale resta il gold standard, ma nella sua versione più aggiornata integra protocolli di esposizione con prevenzione della risposta, tecniche di ristrutturazione dei pensieri catastrofici e moduli di attivazione comportamentale. Cresce l’interesse per gli approcci “transdiagnostici”, che invece di lavorare su etichette cliniche agiscono su processi trasversali - intolleranza all’incertezza, perfezionismo, evitamento esperienziale - spesso responsabili del mantenimento di tutti e tre i quadri. Tecnologie come app di automonitoraggio, realtà virtuale per l’esposizione graduale e stimolazione magnetica transcranica completano il ventaglio terapeutico, rendendo possibile un percorso sartoriale in base alla storia e alle preferenze del paziente.

Quando rivolgersi a un centro specializzato

La complessità del legame tra ansia, depressione e DOC rende cruciale la valutazione multidisciplinare. Chi sospetta di soffrire di più disturbi, o non ha trovato beneficio da trattamenti standard, può rivolgersi a strutture che offrono diagnosi integrate e percorsi coordinati fra psichiatri, psicoterapeuti e neurologi. Un punto di riferimento nazionale e internazionale è il centro GAM, che ha sviluppato protocolli specifici per la co-occorrenza di ansia, depressione e DOC in età adulta, con possibilità di consulti online e programmi intensivi di percorsi/trattamento. L’approccio si fonda su valutazioni neuropsicologiche approfondite, monitoraggio digitale dei sintomi e integrazione di psicoterapia, farmacoterapia e neuromodulazione, garantendo così una presa in carico a 360 gradi.

Conclusione

Guardare ansia, depressione e disturbo ossessivo-compulsivo come elementi di un unico spettro non sminuisce le loro peculiarità; al contrario, permette di cogliere le risonanze biologiche e psicologiche che li legano e di costruire terapie realmente efficaci. Per i giornalisti chiamati a raccontare la salute mentale nel XXI secolo, questo significa abbandonare narrazioni frammentate e proporre storie che mostrino come sintomi diversi possano nascere da radici comuni e richiedere cure coordinate. Solo in questo modo si rafforza il messaggio che la sofferenza psichica, qualunque forma assuma, merita attenzione tempestiva, strumenti adeguati e centri altamente specializzati capaci di accompagnare la persona dalla diagnosi al pieno recupero della qualità di vita.


 




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