È un nuovo e articolato confronto tecnico quello emerso nell’ambito dell’incidente probatorio sul delitto di Garlasco, con posizioni diametralmente opposte tra i consulenti della difesa di Alberto Stasi e quelli di Andrea Sempio, il 37enne recentemente tornato sotto indagine da parte della Procura di Pavia.
Secondo quanto riportato nella relazione depositata dalla difesa di Stasi, i reperti biologici prelevati dalle unghie di Chiara Poggi non erano degradati, circostanza che – si legge negli atti – aumenterebbe la genuinità dei profili genetici determinati. Dalla comparazione, tali profili sarebbero riconducibili ad Andrea Sempio. La relazione è stata presentata nell’ambito del procedimento che vede Stasi, all’epoca fidanzato della vittima e condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, parte interessata.
Il consulente Ugo Ricci, nominato dall’avvocata Giada Bocellari, ha messo nero su bianco le proprie osservazioni sulla perizia genetica finale firmata da Denise Albani, la genetista incaricata dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli. Ricci ha inoltre richiamato la perizia effettuata nel 2014 dal professor Francesco De Stefano nel processo d’appello bis, sostenendo di concordare con Albani sul fatto che allora non fosse stato utilizzato un metodo di lavoro validato secondo gli standard scientifici attuali.
Di segno opposto, però, le conclusioni dei consulenti della difesa di Andrea Sempio. Marina Baldi e Armando Palmegiani, che assistono l’indagato insieme agli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, hanno depositato una relazione nella quale affermano che i “tamponamenti selettivi effettuati dal Ris di Parma” nelle porzioni concave delle unghie – considerate la sede tipica di deposito del Dna fresco da graffio – non hanno evidenziato alcun contributo maschile.
Secondo i consulenti, questo risultato sarebbe “pienamente coerente con l’assenza di un contatto violento difensivo nell’immediatezza dei fatti”. In altre parole, il profilo genetico rilevato non deriverebbe da un tentativo di difesa della vittima durante l’aggressione. L’assenza di Dna maschile nelle superfici funzionali al graffio viene definita un dato “coerente e significativo”.
Nell’elaborato, Baldi e Palmegiani evidenziano inoltre quelli che definiscono i limiti dell’analisi condotta dalla perita Albani, sostenendo che il profilo genetico individuato non sia scientificamente idoneo a supportare conclusioni individualizzanti, né in senso accusatorio né in senso escludente, nei confronti di Andrea Sempio. Secondo la difesa, il dato non sarebbe attribuibile con certezza all’indagato e, proprio per la sua natura non consolidata, renderebbe inapplicabile anche l’analisi biostatistica utilizzata. Le due relazioni, depositate agli atti dell’incidente probatorio conclusosi con la discussione davanti alla gip di Pavia, restituiscono così un quadro di forte contrasto scientifico e interpretativo. Un confronto che potrebbe rivelarsi centrale nei futuri sviluppi giudiziari di uno dei casi di cronaca nera più controversi degli ultimi anni.