Attualità - 29 marzo 2018, 11:16

Mina Welby e la buona morte: una testimonianza forte

In Sala Consiliare anche le telecamere di Radio Radicale per l'evento sul 'fine vita' organizzato dal PD

Mina Welby e la buona morte: una testimonianza forte

Portiamo avanti la libertà di ricerca, dall’11 al 13 Aprile saremo a Bruxelles come Associazione Luca Coscioni, per il convegno sulla libertà di ricerca a livello europeo“.   Così Mina Welby, donna tenace e dalla grande determinazione che ieri sera in Sala Consiliare ha parlato della cosiddetta ‘buona morte’ per quasi un’ora e mezza. L’incontro promosso dal Partito Democratico, dedicato alle disposizioni sul fine vita, ha visto una discreta presenza di pubblico, benché il tema non fosse di quelli più ‘leggeri’, e con la presenza delle telecamere di Radio Radicale con l’Associazione Luca Coscioni.

Introdotta dal consigliere comunale ‘dem’  Marzia Bastianello, la signora Mina (*all’anagrafe Wilhelmine Schett originaria di San Candido nel Sud Tirolo Italiano) ha raccontato della sua storia con Piergiorgio Welby e di come il marito, negli anni della malattia, si sia poco alla volta avvicinato ai Radicali Italiani e a Marco Pannella. Tanti particolari, anche molto forti, di una vita difficile passata accanto ad un malato la cui fine era segnata da tempo.

“Oggi finalmente ci sono i libri digitali – ha rivelato la signora Mina –  a quell’epoca ho dovuto ‘scannerizzare’ 40 libri per Piergiorgio…”. Quindi, l’importanza dell’impegno civile. Di quella ‘disobbedienza civile’ su cui la signora Welby ha posto l’accento.  Quindi, un accenno al caso più recente di Dj Fabo e all’esigenza di rivedere al più presto l’articolo 580 del Codice Penale “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni…”. 

“Era cieco, non aveva più voce, non aveva movimento nelle mani. Mettiamoci nelle condizioni di queste persone”.  La riflessione della signora Mina.

E poi ancora a parlare del suo Piergiorgio:  “Voleva morire riempiendosi di Tavor. Poi chiedemmo ai radicali di aiutarci. Si sentiva soffocare. Aveva delle crisi  respiratorie vere e proprie.  Tutto questo suo grande sacrificio ha avuto una bella risposta in questa legge”, con riferimento al provvedimento sul biotestamento e le cosiddette DAT (disposizioni anticipate di trattamento) approvato dal Parlamento nello scorso dicembre. E poi ancora: “Diciamo no all’accanimento terapeutico. Si al diritto da parte di uomo ad autodeterminarsi”.

“La solidarietà è una moneta che non ha corso legale nelle sale di rianimazione” diceva Piergiorgio Welby.  Un altro passaggio che ieri sera la moglie ha voluto ricordare. Temi difficili, e permetteteci un po’ pesanti da mandare giù – perché nell’uomo medio prevale sempre l’istinto di sopravvivenza e ascoltare chi ti parla della ‘buona morte’ come se fosse la cosa più naturale del mondo, beh, fa l’effetto di un pugno nello stomaco… – e che dividono. “Anche il Cardinale Martini aveva chiesto la sedazione profonda…”  ha detto ancora tra le altre cose la signora Mina.  Da ultimo, un cenno sulla formazione medica sulle cure palliative: “Sono ancora troppo pochi i medici che si formano. Qui c’è da fare, tanto da fare…”

                                                                                                             F.V.

Articolo in collaborazione con www.ticinonotizie.it

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