Attualità - 25 gennaio 2019, 10:46

Garlasco: sistemate le pietre di inciampo a ricordo di due garlaschesi morti nei campi di concentramento nel corso dell’ultima guerra mondiale

La cerimonia è avvenuta alla presenza del presidente della sezione cittadina dell’Anpi Angelo Freddi, del sindaco Pietro Farina e delle autorità militari e religiose

Garlasco: sistemate le pietre di inciampo a ricordo di due garlaschesi morti nei campi di concentramento nel corso dell’ultima guerra mondiale

Ieri mattina a Garlasco alla presenza del Comitato Pietre di inciampo composto da Aned e Anpi provinciale con il patrocinio dell’Istituto storico della Resistenza Pavia, della Provincia, e delle singole amministrazioni comunali coinvolte sono state posizionate a due passi dall’ingresso del palazzo municipale le pietre di inciampo che ricorderanno ad imperitura memoria due vittime delle barbarie naziste. Due garlaschesi deportati nei campi di concentramento tedeschi durante l’ultima guerra mondiale e che dai quali non hanno più fatto ritorno. 

“La pietra d’inciampo non è un monumento funebre o una stele in gelido marmo – ha detto Angelo Freddi presidente della sezione Anpi di Garlasco - Rappresenta un ideale ritorno a casa e una restituzione del nome alla persona strappata al luogo dove viveva, ridotta a numero e uccisa nei lager”. L’idea delle pietre d’inciampo parte da un progetto ideato e realizzato dall’artista Gunter Demnig che da 25 anni attraverso tutta l’Europa ricostruisce l’atroce percorso della deportazione, collocando nei pressi nell’ultimo domicilio conosciuto della persona deportata, una pietra d’inciampo.

In assenza di parenti che abitino sulle vie dei deportati la posa delle pietre avviene nei pressi dei monumenti ai caduti. A Garlasco Pietro Gallione e Francesco Mazza, entrambi assassinati in lager sono avvenute in piazza della Repubblica.  Il sindaco Pietro Francesco Farina ha ricordato il sacrificio Pietro Gallione nato a Garlasco il 23 agosto 1918, morto a Dora-Mittelbau il 5 aprile 1945. Di professione muratore, è arruolato nell'artiglieria, combatte in Grecia e ritorna in Italia con una licenza premio alla fine del mese d'agosto 1943. L'8 settembre 1943 si trova a Mestre e viene catturato dai tedeschi durante un rastrellamento e poi deportato in Germania.

Francesco Mazza nato a Garlasco il 27 giugno 1901, morto a Dachau il 19 febbraio 1945. Di professione contadino, agisce di propria iniziativa, aiuta i militari alleati fuggiti dai campi italiani di prigionia, li nasconde, li nutre, li rifornisce di abiti e li fa espatriare in Svizzera. In seguito alla soffiata di una spia, i fascisti vengono a conoscenza della sua attività e lo arrestano a Garlasco il 9 settembre 1944 deportandolo a Dachau.

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