Attualità - 21 aprile 2020, 12:54

Serrande simbolicamente alzate per protesta: il 28 aprile il flash mob di ristoratori, baristi e pasticcieri

In poche ore quattromila adesioni alla manifestazione nazionale promossa da un gruppo di operatori del settore Horeca: «Senza misure di sostegno tanti di noi non avranno più la possibilità di alzarle di nuovo»

Serrande simbolicamente alzate per protesta: il 28 aprile il flash mob di ristoratori, baristi e pasticcieri

Dopo quasi due mesi di chiusura rialzeranno simbolicamente le serrande dei loro locali, apparecchiandone i tavoli. E il giorno successivo ne consegneranno simbolicamente le chiavi ai rispettivi sindaci. E’ l’iniziativa di protesta annunciata per martedì 28 aprile dai ristoratori, baristi e pasticceri che hanno già aderito all’iniziativa lanciata via social sotto le insegne di "Ho.Re.Ca Unita", gruppo che punta ad accendere un faro sulle difficoltà di un settore seriamente minacciato dall’emergenza sanitaria in corso. Un flash mob nazionale che in poche ore ha già avuto quattromila adesioni e la cui iniziativa è stata raccontata anche da Il Gambero Rosso. 

«Il tutto si svolgerà alle ore 12.30 – scrivono attraverso la pagina Facebook creata per l’occasione, spazio che in due giorni ha raccolto circa 4mila adesioni –, orario di apertura abituale delle nostre cucine dove prevediamo di alzare le nostre serrande, oggi chiuse nostro malgrado, in segno di protesta. Invece di abbassarle come avviene di solito nelle proteste dei commercianti, noi le alzeremo invitando il Governo a prendere subito in considerazione misure a sostegno di uno dei comparti della nostra economia tra i più strategici, onde evitare che tanti di noi non avranno più la possibilità di alzarle di nuovo perché falliti».

In attesa di mettere in atto il singolare flash mob – non esente da qualche rischio, considerata la possibilità che l’iniziativa rappresenti una violazione ai decreti governativi sull’emergenza Covid – il promotore dell’iniziativa, il ristoratore viterbese Paolo Bianchini, ha preso carta e penna e indirizzato una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

LA LETTERA APERTA A CONTE

Esimio Presidente, siamo a comunicarle che il mondo del settore Ho.Re.Ca non ce la fa più a tenere in piedi il paese Italia, manca un presupposto fondamentale nei nostri riguardi, il rispetto.
Il rispetto che ora, da ora in poi, noi pretendiamo da voi.
Questa parola implica un cambiamento radicale nel vostro modo di agire.
Ci volete far aprire il 18 maggio per scaricare ancora una volta tutti i problemi su di noi per poi abbandonarci di nuovo? Se lo dimentichi!
Ma pensate veramente che siamo tutti fessi?
Noi pretendiamo rispetto e se non avete capito chi siamo ve lo spiego subito.
Noi siamo quelli che dentro le attività ci passano 12 ore al giorno, altre 6 che restano le spendiamo tra banca, commercialista, fare marketing ed escogitare eventi o cose simili per adempiere a tutte le inutili pressione a cui siamo sottoposti e 6 se ci riesce, le utilizziamo per riposarci.
Noi siamo il motore del PIL del paese, considerando gli 86 miliardi di fatturato non calcolando l’indotto!
Noi siamo quelli che danno occupazione a 1.300.000 addetti e siamo l’unica categoria che paga la formazione del personale dal primo giorno che entra in azienda.

Noi siamo quelli che nelle attività ci crescono i figli, che rinunciano ai viaggi di nozze e siamo quelli che se si prendono due giorni liberi vanno al Vinitaly o a qualche fiera enogastronomica perché il Made in Italy per noi non è un ideale ma una ragione di vita.

Personalmente caro Presidente, non ho ancora conosciuto in 43 anni di vita, un ristoratore con un panfilo all’Argentario che passa l’agosto lì sopra a panciolle.
Noi non siamo nemmeno gli evasori che vi state ostinando a cercare, andateli a scovare scovare in Olanda o in altri paradisi fiscali!

Noi siamo quelli che non chiedono niente se non di lavorare in tranquillità e in sicurezza ed ora le diciamo che è arrivato il grande giorno del RISPETTO!

Pretendiamo rispetto da uno Stato che abbiamo foraggiato e mantenuto per anni adattandoci a tutte le vostre più inutili richieste, ai vostri continui controlli e spesso anche ai soprusi.
Soprusi si caro Presidente!
Perché sappiamo che quando arriva un controllo dell’Agenzia delle Entrate, gli ispettori sono OBBLIGATI a fare un accertamento “positivo” in base alla convenzione tra Mef/Agenzia con un margine di errore però sugli accertamenti del 40,1%, che non prevede però nessun rimborso al contribuente in caso di sua vittoria di lunghi e costosi ricorsi.
È inaccettabile per uno Stato serio questo trattamento!!!

Poi abbiamo i piani di autocontrollo Haccp, i piani di sicurezza e antincendio, l'incubo dell'ispettorato del lavoro, delle ASL, della Guardia di Finanza, della Siae, e poi tutta la trafila dei frigoriferi, schede e schedine che uno vuole in un modo e uno in un altro, la trafila per la conservazione degli alimenti, le etichette!
Poi se non bastasse arriva la Sovrintendenza, con i suoi pareri, soldi buttati non si sa dove per permessi, insegne...ma lasciamo stare queste cose, lei non ha idea di cosa io stia parlando!
E per finire ciliegina sulla torta la magnifica fatturazione elettronica che ci avete regalato.

Ora pensate di metterci il cappio al collo con altre regole e spese insostenibili per le sanificazioni obbligatorie per riaprire le nostre attività?
Ma chi li ha i soldi per sostenerle?
I vostri controlli non possono e non devono più essere truffe legalizzate per continuare a affamarci.
Noi siamo, se ancora non le è chiaro, la parte più produttiva di questo Paese e non ve lo permetteremo più.

È ora di mettere un punto e ricominciare daccapo a riscrivere le regole di un rapporto sano e civile tra lo Stato e i suoi figli.
Ma questa volta, caro Presidente, ricominciamo senza di voi, le regole vogliamo scriverle noi, d’altronde come potremmo farlo con chi marziano, vive su un altro pianeta?!

Paolo Bianchini
#HorecaUnita #RisorgiItalia


redazione online Varese

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