Continua a far discutere l'obbligo solo lombardo di dover osservare un metro di distanza tra familiari anche al ristorante o al bar: dopo le parole del governatore Fontana di replica al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, è ancora quest'ultimo a intervenire con un post sulla sua pagina Facebook. «Per la maggior parte dei ristoratori e baristi lombardi - conclude Gori - con la nuova regola imposta dalla Regione, sarà praticamente impossibile lavorare. Sono i clienti a portare responsabilità personale di ciò che affermano. Se mentono - e sono semplici conoscenti - ne rispondono loro, anche per le eventuali sanzioni».
Le parole del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.
Tra moglie e marito, in Lombardia, bisognerà tenere come minimo un metro di distanza, almeno al ristorante o seduti al bar per l’aperitivo. L'eccezione prevista dal Decreto emanato dal Governo - che impone sì il metro di distanza, ma logicamente non tra i familiari - è stata cassata nell'ordinanza pubblicata domenica dalla Regione, e sostituita con una deroga per i minori di 6 anni e per le persone non autosufficienti.
Il risultato è paradossale: persone che vivono sotto lo stesso tetto, o che addirittura dormono insieme, a cena dovranno stare ad almeno un metro di distanza. Se poi si considera che la profondità dei tavoli dei ristoranti è spesso di 80 cm., due persone della stessa famiglia (o due fidanzati) non potranno sedere uno di fronte all’altro, né su due lati vicini. Per farli cenare insieme bisognerà affiancare due tavoli, con un ulteriore sacrificio di coperti.
A voi sembra normale? A me no, e così credo a tutti i ristoratori e i baristi che operano in questa regione. Già sono stati chiusi per due mesi e mezzo; già vedono la capienza dei locali ridotta dalle (giuste) prescrizioni per la sicurezza dei loro clienti (e con ciò a rischio la sostenibilità stessa delle attività, ragione per cui ci stiamo sforzando di “compensarli” permettendo loro di posare gratuitamente tavoli e sedie sul suolo pubblico); ma questa ulteriore restrizione da parte di Regione Lombardia può essere il colpo fatale.
Ho segnalato il problema con un tweet sobrio, nient’affatto polemico, con l’unico obiettivo di far correggere quella che inizialmente ho interpretato come una svista. Non lo era: il governatore Fontana, piccato, mi ha risposto così: “La nostra scelta è mirata a semplificare la vita dei ristoratori e quella dei cittadini. La regola del metro deve valere per tutti. E’ una semplificazione per il gestore, che diversamente avrebbe dovuto trasformarsi in un poliziotto per accertare se due persone che entrano in un ristorante sono marito e moglie o semplici conoscenti”.
Peccato che non sia così: il decreto del governo chiarisce infatti che l’esenzione dalla deroga del metro vale per le “persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento personale” – i familiari e i conviventi – e che “detto ultimo aspetto afferisce alla responsabilità personale”. E’ falso dunque sostenere che il ristoratore debba trasformarsi in un poliziotto, perché sono i clienti a portare responsabilità personale di ciò che affermano. Se mentono - e sono semplici conoscenti - ne rispondono loro, anche per le eventuali sanzioni.
E’ vero invece che per la maggior parte dei ristoratori e baristi lombardi, con la nuova regola imposta dalla Regione, sarà praticamente impossibile lavorare.
“Quella del sindaco di Bergamo è una polemica tanto per andare contro Regione Lombardia”, ha aggiunto Fontana. “Se si vuol far prevalere la critica e la polemica fine a sé stessa, beh allora derubrico questa sua uscita come l’ennesimo attacco politico e pretestuoso alla Regione Lombardia”.
Avete letto tutto? Ecco, allora giudicate voi se davvero è un “attacco pretestuoso”. Ad ogni buon conto chiarisco che la polemica non è “fine a se stessa”. Il fine è quello di far correggere quello a me pare un vistoso errore.