Dad come "didattica a distanza"? Secondo gli esperti di psicologia il significato più attuale è "dimenticati a domicilio". E' questo lo slogan scelto per l'appello che l'Ordine degli psicologi ha voluto mandare proprio nelle settimane in cui si dibatte sulla riapertura (o meno) delle superiori.
«Sono oltre 170 giorni che una classe non si riunisce tutta insieme: dimenticati a domicilio è il modo che gli alunni utilizzano per ricordare alle istituzioni che la scuola in presenza vale più delle lezioni al computer - la presa di posizione dell'Ordine degli psicologi torinese -. Da marzo la pandemia ha tenuto a casa buona parte dei nostri giovani. Un prezzo alto da pagare in nome della salute, un sacrificio per preservare il benessere di tutti e soprattutto dei più deboli e vulnerabili. La scuola è stata chiusa e non ha mai davvero riaperto. In particolare sono le scuole superiori a pagare il prezzo più alto, e in parte anche le scuole medie».
Gli effetti negativi di questa situazione possono essere molti. E non riguardare solo l'apprendimento. Ma anche «la socialità, la crescita psicomotoria, l’espressione degli affetti e delle emozioni, la sperimentazione delle autonomie, la costruzione di un pensiero critico e la capacità di comunicare, lo sviluppo della percezione di sé».
Cosa raccontano i dati
Uno studio recente dell'Associazione di Psicologi “Donne e Qualità della Vita”, svolto nel corso del 2020, fatto su un campione di 600 soggetti tra i 12 e i 19 anni, risulta che uno su tre ha sviluppato un disturbo di tipo ansioso-depressivo che si manifesta attraverso gesti autolesionistici, tentativi suicidari, disturbi del comportamento alimentare, disturbi da attacco di panico, fino ad arrivare a stati dissociativi importanti accompagnati da depersonalizzazione e derealizzazione. «Questi dati sono in correlazione diretta con il fatto di non recarsi fisicamente a scuola», dicono gli esperti in una nota ufficiale.
A questo studio si aggiungono quello del Gaslini di Genova e dell’Istituto Mario Negri di Milano e del Regina Margherita di Torino, in cui è stato evidenziato l’aumento dei tentativi di suicidio e dei suicidi compiuti nell’ultimo anno. Studi recenti esplorano gli effetti dell’isolamento, della quarantena e del distanziamento sociale.
«Il virus fa chiudere la scuola. La prevenzione non si contesta. Però la scuola chiusa apre nei ragazzi grosse ferite. Quelle invisibili, le più insidiose. Non facciamo finta che non esistano - commenta David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) -. Il nostro compito è intervenire in tempo sugli studenti per scongiurare le cicatrici e tutelare l’apprendimento. I dati che abbiamo raccolto ci svelano che fra i ragazzi costretti a casa c’è un senso diffuso di stress, nervosismo, irritabilità e depressione».
«Le nostre paure sono confermate: la pandemia ha scatenato disagi che velocemente si trasformano in disturbi. La didattica a distanza acuisce i pericoli, non ne abusiamo con leggerezza», conclude Lazzari.