Cronaca - 22 settembre 2021, 11:08

‘Ricordando la Mivar’: un sito e una pagina Facebook per rendere eterna la memoria di Carlo Vichi

‘Ricordando la Mivar’: un sito e una pagina Facebook per rendere eterna la memoria di Carlo Vichi

Carlo Vichi, morto il re dei televisori italiani Mivar di Abbiategrasso: aveva 98 anni

Era il re dei televisori italiani, marca Mivar, azienda nata negli anni Sessanta come «prosecuzione» della Vichi Apparecchi Radio (Var), che costruiva a livello artigianale radio a valvole e che aveva fondato nel 1945, appena finita la Seconda guerra mondiale.

All’età di 98 anni è morto Carlo Vichi, nato a Montieri in provincia di Grosseto e cresciuto a Milano, dove si era trasferito da bambino. La sede della sua Mivar, l’ultima azienda a produrre televisori made in Italy, è ad Abbiategrasso, alle porte della città. Un’azienda che aveva percorso la parabola dell’industria italiana: dal boom degli Anni 60, quando era arrivata ad avere quasi mille dipendenti, alla crisi per la globalizzazione e la concorrenza di chi produce con costi molto più bassi.

Buon viaggio Carlo


Nei giorni in cui tutta Italia ha reso omaggio a Carlo Vichi, l’industriale che portò ad Abbiaterasso la più grande azienda nella storia della città, ecco spuntare una pagina Facebook ed un sito realizzato da un grande appassionato sulla vicenda economica ed umana della Mivar.

‘Ricordando la Mivar’, un sito web ed una pagina Facebook per tenere viva la memoria di un italiano che ha segnato profondamente la storia del Dopoguerra con la sua fabbrica nata a Milano e successivamente portata ad Abbiategrasso, dove via Dante è divenuta la sua casa.

Sul sito sono presenti cenni storici sull’azienda, Carlo Vichi, una serie di immagini sull’evoluzione dei televisori, accessori come i telecomandi e le Mivar cam.

Una sezione molto interessante è dedicata al primo prodotto uscito dalle mani geniali di Carlo Vichi: la radio. Divenuta col tempo oggetto di culto (e collezione).

Partendo dagli anni ’30, l’industria elettronica italiana ha sempre avuto un ruolo importante nell’economia.
Fu allora che i primi apparecchi radio entrarono nelle famiglie a reddito medio-alto con il nome dei primi costruttori come: 

BACCHINI – CGE – MARELLI – SAFAR – SUPERLA – PHONOLA – VOCE DEL PADRONE – GELOSO – UNDA e man mano IRRADIO – PHILIPS – MAGNADYNE – WATT – IMCA – DUCATI – MINERVA e qualcun altro.

Certo non eravamo al livello degli stranieri più evoluti, comunque avevamo scuole specializzate diurne e serali e tecnologie più che decenti che se non ci permettevano di competere in campo internazionale, ci garantivano quasi il 100% del mercato italiano.
Da ricordare la radio BALILLA che progettata con caratteristiche standard, fu prodotta da tutte le società citate.
La fine della guerra (1945) diede inizio alla diffusione di massa della radio.

Infatti oltre allo sviluppo delle società esistenti vennero formate nuove società come: 

INCAR – NOVA – CONDOR – AUTOVOX – VOXON – BRION-VEGA – LIBERTAR – COSMOPHON – SINUDYNE – ULTRAVOX – TRANS-CONTINENTS – SELECO oltre ad una ventina di cosi dette RADIO CANTINA come la MIVAR che però nel giro di un decennio diedero del filo da torcere ai grandi nomi italiani e a quelli stranieri che nel frattempo calavano in Italia con marchi prestigiosi quali: TELEFUNKEN – GRUNDIG – SABA – NORDMENDE – RCA – WESTINGHOUSE – EMERSON – DUMOND – PHILCO – ADMIRAL.

Il confronto con lo straniero venne sostenuto egregiamente dalla nostra industria grazie alla componentistica nazionale che aveva nella GELOSO il suo leader.
Lo sviluppo del settore fu continuo anche perchè la televisione moltiplicò addetti e fatturato fino alla fine degli ANNI ’60.
L’inizio degli ANNI ’70 segnò l’avvio della sistematica eliminazione dei nomi importanti quindi gradualmente la sparizione di quasi tutte le società della componentistica in quanto cominciarono ad apparire nomi giapponesi con buoni prodotti finiti, ma soprattutto con evoluti componenti che accoppiati alle loro macchine assemblatrici davano vantaggi tali da non lasciare scampo ai nostri costruttori.
Furono infatti i nomi come: SONY – TOSHIBA – SANYO – FUJI – PANASONIC – MITSUBISHI – HITACHI a dare una mazzata agli italiani ed agli altri europei.
Quasi non bastasse tutto questo ecco i coreani con SAMSUNG – ORION – DAEWOO – GOLD STAR e ultimamente i TURCHI che stranamente hanno una produzione di T.V. quattro volte quella italiana.
Malgrado tutto la MIVAR detiene circa il 34% del mercato italiano e produce circa il 55% dei T.V. prodotti in Italia

Il confronto con lo straniero venne sostenuto egregiamente dalla nostra industria grazie alla componentistica nazionale che aveva nella GELOSO il suo leader.
Lo sviluppo del settore fu continuo anche perchè la televisione moltiplicò addetti e fatturato fino alla fine degli ANNI ’60.
L’inizio degli ANNI ’70 segnò l’avvio della sistematica eliminazione dei nomi importanti quindi gradualmente la sparizione di quasi tutte le società della componentistica in quanto cominciarono ad apparire nomi giapponesi con buoni prodotti finiti, ma soprattutto con evoluti componenti che accoppiati alle loro macchine assemblatrici davano vantaggi tali da non lasciare scampo ai nostri costruttori.
Furono infatti i nomi come: SONY – TOSHIBA – SANYO – FUJI – PANASONIC – MITSUBISHI – HITACHI a dare una mazzata agli italiani ed agli altri europei.
Quasi non bastasse tutto questo ecco i coreani con SAMSUNG – ORION – DAEWOO – GOLD STAR e ultimamente i TURCHI che stranamente hanno una produzione di T.V. quattro volte quella italiana.
Malgrado tutto la MIVAR detiene circa il 34% del mercato italiano e produce circa il 55% dei T.V. prodotti in Italia.

Una pagina Facebook ed un sito che, da qui ai prossimi anni, saranno senza dubbio essenziali per tenere viva la tensione attorno ad un’industria- ed un industriale- che rimarrà per sempre nell’ideale ‘Famedio’ di Abbiategrasso.

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