Attualità - 09 luglio 2022, 10:30

Prima della Marmolada, il Pavillon, 31 anni fa: 12 morti sul Monte Bianco

Il 17 febbraio del 1991, verso le 13,30, un seracco di ghiaccio, con un fronte di circa cinquanta metri, staccatosi dal Colle del Gigante a circa 3500 metri sul versante italiano della montagna, travolse e uccise 12 sciatori

Prima della Marmolada, il Pavillon, 31 anni fa: 12 morti sul Monte Bianco

La cosa che più colpì la sensibilità dei valdostani e dell’Italia intera è che in quel disgraziato primo pomeriggio del 17 febbraio 1991 l’enorme massa di ghiaccio e neve travolte, anche una bambina di pochi anni scendeva lungo la pista sulle spalle di papà.

Quella tragedia della montagna, dovuta alla casualità, morirono 12 sciatori. Sul posto intervennero i soldati ed elicotteri della Scuola Militare Alpina di Aosta, i Vigili del Fuoco, e le squadre speciali della Guardia di Finanza per il soccorso alpino, unità cinofile e tanti volontari che misero a rischio la loro vita per cercare di salvare quante più persone possibili.

All’epoca non esistevano ancora i droni e le ricerche furono svolte sulla montagna di neve e ghiaccio con l’ausilio degli elicotteri che sorvolavano la zona. Furono aperte numerose inchieste e svolte altrettante perizie anche da esperti svizzeri.

Le ricostruzioni hanno portato alla conclusione che  dopo essere scivolato per alcuni chilometri, travolgendo tutto ciò che ha trovato sul percorso, il seracco si è fermato a poche centinaia di metri dalla strada che porta in val Ferret a circa 1500 metri di quota. Gli sciatori travolti, stavano sciando lungo la pista del Pavillon che parte dalla stazione intermedia delle Funivie del Monte Bianco (2173) e si conclude a La Pallud (1300), stazione di partenza della funivia che raggiunge, con tre tratte, i 3500 metri di Punta Helbronner.

Il tracciato si snodava lungo un ampio canalone che, in questa tragica occasione, ha fatto da guida alla valanga di neve, ghiaccio e detriti, formatasi nella discesa di circa tre chilometri. Quella fu la piu' grave delle tragedie della montagna in Valle d' Aosta. Al processo, dopo un' ora e mezzo di camera di consiglio, la terza sezione della Corte d' appello di Torino ha assolto tutti gli imputati accusati di disastro colposo e di omicidio plurimo colposo.

Prima del processo d' appello gli imputati risarcirono le parti civili versando un indennizzo di circa sei miliardi di lire.

Le ricerche, nelle quali furono impegnate circa 400 persone,  si conclusero il 25 febbraio con il ritrovamento dell’ultima vittima che mancava all’appello. Durarono nove giorni. Poche ore dopo la disgrazia vennero estratte le salme dei valdostani Bruno Musi, 34 anni, guida alpina di Pre' Saint Didier, e Paolo Simonato, 40, di Courmayeur; i milanesi Vera Zara, 37 anni, Marco Rocca, 39, Iacopo Malagugini, 40, ed i coniugi torinesi Anna Albertoni, 48, ed Ignazio Bruno di 61. Il giorno Successivo venne recuperato il corpo del genovese Maurizio Bottaro, 30 anni, che stava sciando assieme al cugino Ivano Bottaro, 29, e l' amico Maurizio Astioni, 27. Infine vennero estratti dal comulo di ghiaccio, neve e detriti le salme di Francesco Gatti, architetto milanese di 34 anni, e di sua figlia Giuditta di due anni e mezzo. Dalla relazione dei periti sui 12 sciatori si sarebbero abbattuti circa 500 mila metri cubi di neve e ghiaccio che hanno ricoperto un' area di 90 mila metri quadri.

Da Ossola News

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