Sta prendendo forma il procedimento che la Procura della Repubblica di Novara porterà avanti sulla vicenda del cedimento di una parte del Cavalcavia XXV aprile a Novara, crollato domenica scorsa.
Venerdì il procuratore capo Giuseppe Ferrando, che ha aperto un fascicolo per crollo colposo, ha compiuto un sopralluogo sul posto, accompagnato dal comandante della Polizia Locale, Paolo Cortese, e da un tecnico, l’ingegner Giuseppe Andrea Ferro, professore ordinario di scienza delle costruzioni al Politecnico di Torino, che sarà incaricato come consulente da parte della magistratura.
Il fascicolo al momento non contiene nomi di indagati perché l’attività della Procura si è limitata alla raccolta di informazioni e di documenti. Intanto va avanti anche un altro aspetto della vicenda sul fronte legale.
La donna che era al volante dell’auto che è rimasta intrappolata nella voragine apertasi sulla superficie del cavalcavia al momento del crollo, ha deciso di richiedere al Comune il risarcimento del danno patrimoniale e biologico. La richiesta sarà formalizzata da parte di una compagnia di assicurazione specializzata in rimborsi di questo tipo.
Intanto è già al lavoro l’ingegnere strutturista incaricato dal Comune di Novara – per ora in via informale, in attesa della definizione ufficiale – per rispondere alla domanda più importante: perché domenica mattina intorno alle 7 una porzione del cavalcavia XXV aprile è crollato? Domanda essenziale sia per stabilire eventuali responsabilità che per immaginare le possibili soluzioni per ripristinare un passaggio fondamentale per la circolazione viaria cittadina.
Al tecnico, secondo quanto si è appreso, sono state consegnate tutte le carte disponibili sulla vita quasi cinquantennale del viadotto, inaugurato nel 1974.