A tutti sarà sicuramente capitato di sentir parlare di popolazioni che utilizzano da sempre gli insetti come parte integrante della propria alimentazione. Probabilmente il solo pensiero di ingerire larve o scarafaggi (i famosi beetles a cui si è ispirata la band inglese, appunto) suscita in chiunque non sia un entomofago d’origine, disgusto e ribrezzo, ma è ormai certo che prima o poi compariranno anche sulle nostre tavole. Curiosità o repulsione, che susciti la notizia, capiamoci qualcosa di più!
Già nel 2018 il Ministero della Salute aveva emanato una nota informativa riguardante l’uso degli insetti in ambito alimentare, con specifico riferimento all’applicabilità del Regolamento (UE) 2015/2283 relativo ai nuovi alimenti (novel food). Nella nota veniva specificato che insetti interi – o parti degli stessi – si annoveravano fra di essi, pertanto, nessuna specie di insetto - o suo derivato - era autorizzata per impiego alimentare. E, inoltre, chiariva che alcuni Stati membri avevano ammesso a livello nazionale la commercializzazione di qualche specie di insetto in regime di “tolleranza” e che era stato comunque stabilito, con lo stesso articolo, che ‘per le specie in questione deve essere presentata una domanda di autorizzazione, al fine di definire le condizioni atte a garantirne la sicurezza d’uso per una libera circolazione sul mercato UE. Nel frattempo, gli Stati membri che ne hanno ammesso la commercializzazione prima del 1° gennaio 2018 possono continuare a mantenerle sul loro mercato.’
Ma cosa sono i novel food? Il concetto di “nuovi alimenti” non è recente. Nel corso della storia nuovi tipi di alimenti, ingredienti alimentari o modalità di produzione alimentare hanno fatto il loro ingresso in Europa da tutti gli angoli del pianeta e la globalizzazione ha recentemente accelerato il processo. Banane, pomodori, pasta, frutti tropicali, mais, riso e un’ampia varietà di spezie sono tutti arrivati in Europa originariamente come nuovi prodotti. Tra gli ultimi arrivati ci sono i semi di chia, gli alimenti a base di alghe, il frutto del baobab, la physalis (o alchechengi peruviano o ribes del Capo) …e i famosi insetti. Ai sensi della normativa UE qualsiasi cibo che non sia stato consumato “in modo rilevante” prima del maggio 1997 è da considerarsi fra i nuovi alimenti. La categoria non comprende solo questi ultimi, ma anche alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari e nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti.
E allora quando arriveranno gli insetti in Italia? La storia tricolore dell’entomofagia, in realtà, è già iniziata nel gennaio 2021 quando l'EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha reso noto di aver portato a termine la sua prima valutazione di un prodotto ricavato da un insetto – la Tenebrio molitor larva - proposto come alimento. Le valutazioni dell’EFSA in termini di sicurezza sono una tappa necessaria nella regolamentazione dei nuovi alimenti poiché il lavoro degli enti decisionali europei e nazionali che autorizzano tali prodotti si basa su tale consulenza scientifica.
Successivamente, nel novembre 2021, era stato dato il via al consumo di locusta migratoria. La new entry è rappresentata dalla farina parzialmente degrassata di grilli domestici (Acheta domesticus), che ha ricevuto l’ok UE il 24 gennaio scorso.
È allora il caso di abituarci ad avere meno grilli per la testa …e più nel piatto? Molte persone affermano che non mangerebbero mai insetti, eppure la novità ha suscitato grande interesse da parte del pubblico e dei media. Giovanni Sogari, ricercatore in ambito sociale e consumeristico all'Università di Parma, ha commentato: ‘Ci sono ragioni derivanti dalle nostre esperienze sociali e culturali, il cosiddetto “fattore disgusto”, che rendono il pensiero di mangiare insetti repellente per molti europei, ma con il tempo e l'esposizione tali atteggiamenti potranno mutare.’
Quali sono i vantaggi? Mario Mazzocchi, esperto di statistica economica e docente presso l'Università di Bologna, ha affermato che ‘sono chiari i vantaggi ambientali ed economici nel sostituire le fonti tradizionali di proteine animali con quelle che richiedono meno mangime, producono meno rifiuti e provocano meno emissioni di gas serra. L'abbassamento di costi e prezzi potrebbe migliorare la disponibilità di alimenti, mentre la nuova domanda creerà nuove opportunità economiche, che potrebbero però interferire con i settori esistenti.’ In effetti gli insetti costituiscono una fonte di proteine nobili, il cui contenuto per 100 gr varia a seconda della dieta loro somministrata: la quantità di proteine di 100 gr di insetti (peso fresco) può variare dal 7 al 48%, valori che – considerata la media - possono essere paragonati a quello della carne di manzo o dei prodotti ittici. Sono inoltre fonte di grassi essenziali e di microelementi come ferro, calcio e zinco. Dal punto di vista ambientale, l’allevamento ha un basso impatto in quanto le quantità di gas serra e ammoniaca prodotte sono di gran lunga inferiori rispetto alla maggior parte degli allevamenti animali, richiedono minor quantità di acqua, mangime e spazio.
Ma abbiamo davvero bisogno di mangiare insetti? Numerose sono le voci che non li considerano una risposta alle crescenti preoccupazioni nel soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione in crescente espansione. La Dott.ssa Luciana Baroni, medico dietologo, neurologo e geriatra sostiene: ‘Non avevamo certo bisogno di inserire questa polvere derivante da grilli a cui è stata tolta l’acqua e parte dei grassi, ottenendo una farina con un contenuto di proteine di circa il 75%, che nelle intenzioni dei produttori dovrebbe servire ad “arricchire” soprattutto cibi vegetali di comune consumo. Le criticità sono più d’una: al momento si fa riferimento a dati relativi a vari aspetti del prodotto, tra cui quelli nutrizionali, forniti dal produttore, ma non pubblicati; non è oltretutto noto l’effetto sulla salute di questo genere di proteine animali provenienti da insetti, ma sappiamo che l’effetto finora studiato non si è dimostrato vantaggioso in termini di salute.
Inoltre, c’è il rischio di sensibilizzazione alle proteine di Acheta domesticus, di reazioni nelle persone allergiche ai crostacei, ai molluschi e agli acari della polvere, e della presenza di allergeni nel substrato con cui vengono alimentati gli insetti.’ Ovviamente, come per tutti gli ingredienti, è obbligatorio che l’etichetta segnali la presenza di grillo nei cibi in cui è stato inserito. Inoltre, la Dott.ssa Baroni – giustamente - suppone che a tali prodotti venga assegnato anche ‘un claim che ne segnali l’elevato contenuto proteico.’ Infine, in campo nutrizionale si fa strada un’altra domanda: è proprio necessario allevare e mangiare insetti quando possiamo ricavare alimenti fonti di proteine a basso impatto ambientale e sicuri per la salute come i legumi? E, fra l’altro, anche cruelty free. Le proteine vegetali sono assolutamente adeguate a soddisfare i fabbisogni nutrizionali della popolazione di una parte del mondo ricca, dove non ci sono problemi di accesso al cibo, proprio la parte del pianeta che sta introducendo gli insetti nella dieta.
Nonostante questo, nei Paesi occidentali l’opinione che abbiamo rispetto agli insetti è veramente negativa. Il maggior ostacolo da superare nel loro consumo è il pregiudizio culturale: associamo gli insetti a malattie, infezioni e scarse condizioni igieniche. Trattando però gli insetti nelle stesse condizioni sanitarie di qualsiasi altro cibo, l’EFSA sostiene che non ci sono rischi di trasmissione di malattie o parassiti all’uomo più elevate delle altre specie animali commestibili.
Superando il ribrezzo e la naturale diffidenza nel considerare gli insetti come alimento, possiamo ritenere che in futuro essi potrebbero diventare una prelibatezza per i consumatori europei e degli ottimi ingredienti per piatti gourmet. Ma nel frattempo, perché non riflettere sulla salubrità che offre una dieta naturale a base di cibo prevalentemente vegetale? Gli alimenti vegetali dovrebbero rappresentare la parte maggioritaria anche di una dieta onnivora, dunque il loro consumo andrebbe incentivato nella popolazione generale a vantaggio della salute pubblica, dell’ambiente e della cultura.
Dott.ssa Manuela Cimorelli, Dietista
manuelacimorelli@gmail.com