Lo afferma all’Adnkronos, l’avvocato Giada Bocellari, il difensore che da anni tutela gli interessi dell’uomo condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia).
Stasi, dietro le sbarre dal dicembre 2015, ha ottenuto dai giudici della Sorveglianza di Milano di poter lavorare all’esterno e di rientrare la sera a Bollate.
“Stasi non è speciale, è una cosa normale che fa parte del programma di trattamento – lo dice la Costituzione che la pena ha una funzione rieducativa – vale per tutti, non vedo la particolarità di questa situazione. Il fatto che lui abbia sempre negato gli addebiti rimane un suo diritto anche in fase esecutiva, diritto insindacabile che, per costantissima giurisprudenza, non può nella maniera più assoluta essere utilizzato alla base di motivazioni che rigettino programmi trattamentali come l’articolo 21 (dell’ordinamento penitenziario, ndr), che non è un beneficio, o anche i benefici.
Un magistrato non potrebbe mai rigettare l’articolo 21 (sul lavoro esterno, ndr) solo perché il condannato ha sempre negato i fatti perché questo è un suo diritto insindacabile” precisa il legale. Una decisione, quella del tribunale della Sorveglianza, non comunicata alla famiglia della vittima.
“Non stiamo riprocessando Stasi: è stato processato e condannato e ora siamo in fase esecutiva, una fase che riguarda la persona del detenuto e il fatto che lui sia stato ammesso all’articolo 21 avendone tutti i requisiti, come scritto dal Tribunale di Sorveglianza, è una cosa normale, che riguarda il suo percorso di reinserimento sociale, che riguarda lui solo”, conclude l’avvocato Giada Bocellari.