L’intervento, hanno spiegato i chirurghi, è stato “risolutivo”, il bimbo sta bene, è stato dimesso pochi giorni dopo e non avrà bisogno di alcuna terapia. Ad occuparsi del caso è stata una squadra di neonatologi, endocrinologi pediatrici, anestesisti e chirurghi. La collaborazione e la sinergia fra gli esperti dei due ospedali hanno permesso di intervenire sul neonato rimuovendo la porzione del piccolo pancreas malfunzionante. L’operazione, in anestesia generale e durata tre ore, è stata condotta da Stefano Partelli e Nicolò Pecorelli, chirurghi dell’Unità del Pancreas e dei Trapianti del San Raffaele, e da Ernesto Leva, della Chirurgia pediatrica del Policlinico. Al termine è stato applicato un drenaggio in sede addominale, rimosso il giorno successivo, e nel decorso postoperatorio non si sono verificate complicazioni.
Preso in carico dal team di neonatologi e pediatri endocrinologi dell’Irccs ospedale San Raffaele, guidati da Graziano Barera, il piccolo è stato curato grazie a una squadra multidisciplinare composta da neonatologi, endocrinologi pediatrici, anestesisti e chirurghi. La collaborazione tra la Chirurgia pancreatica del San Raffaele, diretta da Massimo Falconi, e la Chirurgia pediatrica del policlinico, diretta da Ernesto Leva, ha permesso di intervenire sul neonato “rimuovendo con successo la porzione del piccolo pancreas malfunzionante”, spiegano gli esperti delle due strutture. Durante l’operazione di chirurgia maggiore il piccolo è stato assistito da Paolo Silvani, anestesista pediatrico dell’Unità di Anestesia e Rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare diretta da Alberto Zangrillo e dell’Unità di Anestesia e Rianimazione neurochirurgica diretta da Luigi Beretta, che ha seguito il neonato sin dalla fase preparatoria all’operazione, fino al monitoraggio intensivistico del post-operatorio. “Alle prime manifestazioni di questa malattia – evidenzia Roberta Pajno, pediatra endocrinologa, che insieme al primario Barera ha coordinato il piano terapeutico e seguito il bambino nella delicata preparazione all’intervento e successivamente nel follow up – è fondamentale procedere con sollecitudine alla diagnosi e all’identificazione della forma specifica di iperinsulinismo, attraverso analisi del sangue, Tac-Pet e analisi genetica, per individuare la strategia terapeutica migliore, prevenire il danno cerebrale e garantire una migliore qualità di vita. Abbiamo raggiunto un risultato ottimale grazie alla sinergia tra competenze specifiche interne al nostro ospedale e alla collaborazione con il collega del Policlinico”, una collaborazione privato-pubblico all’interno del Servizio sanitario regionale.