Cronaca - 14 settembre 2023, 13:58

Sannazzaro: attivisti di Fridays For Future si incatenano ai cancelli e bloccano la raffineria Eni

Sit-in di protesta non violento questa mattina (giovedì)

Sannazzaro: attivisti di Fridays For Future si incatenano ai cancelli e bloccano la raffineria Eni

Oggi (giovedì 14 settembre) 4 attivisti di Fridays For Future Pavia hanno
bloccato i cancelli della raffineria Eni di Sannazzaro dei Burgundi.
L'azione, svoltasi tra le 8:20 e le 9:30, è consistita nel blocco del
cancello principale della raffineria, tramite incatenamento, e
dell'imbrattamento tramite vernice dell'asfalto di fronte alla raffineria.

LE RAGIONI DEL SIT-IN

"Il movimento per la giustizia climatica ha scelto negli ultimi mesi di
adottare nuovi metodi, tra cui la disobbedienza civile nonviolenta.
L'intento è quello di mostrare che ogni movimento ha la possibilità di
identificare nuovi metodi oltre a quelli tradizionali.
Venerdì 6 ottobre a Pavia si terrà la Climate Parade, una giornata di
incontro con diversi eventi, proprio a sottolineare l'eterogeneità del
movimento climatico.
La raffineria di Sannazzaro è un hub inavvicinabile della principale
azienda del fossile in Italia, cioè Eni.
Si tratta di un impianto gigantesco in cui vengono lavorate milioni di
tonnellate di greggio all'anno; è un polo legato a oleodotti che servono
mezza Europa, e il più importante del nord Italia. La struttura, di 320
ettari, è il simbolo della gestione del territorio pavese e lombarda: i
centri cittadini relativamente lindi e puliti mentre, nella provincia,
vengono posizionati gli impianti e le aree più impattanti. La Lomellina in
questo è capofila: ha visto in tutti questi decenni il completo abbandono
dettato dalle grandi aziende, mentre la cosiddetta politica democratica
si è limitata a osservare quello che stava avvenendo.
Non rilascia dati sufficienti di alcun tipo: chiaramente la trasparenza
non è il suo forte, come abbiamo visto nei numerosi incidenti dell'ultimo
decennio: abbiamo bisogno di trasparenza, di informazioni sui danni
che fa ad ambiente e persone. La stessa trasparenza che manca a Eni,
che pur di mantenere i propri segreti arriva a colpire chi si batte per la
giustizia climatica, come nella recente causa a Recommon e
Greenpeace. Bloccare questo polo significa mandare un chiaro messaggio agli
abitanti dell'area ma anche, simbolicamente, a tutte quelle persone che
vivono in contesti simili, in tutta Italia: se le grandi aziende lucrano sulla
nostra Terra, è nostro dovere bloccare questa macchina della morte,
anche al costo di usare il nostro corpo per metterci tra gli ingranaggi di
questo sistema.
Questa azione vuole essere la prima di una mobilitazione italiana di
questo tipo: ad oggi sono eccessivamente sporadiche queste azioni ai
danni dei singoli impianti, ma non deve più essere così. Una
dichiarazione di guerra non violenta che parta da una piccola città e da
un movimento dal basso famoso per la sua relativa poca radicalità nelle
azioni: ma allora chiunque può farlo!
D'altra parte l'azione rientra anche nell'attacco alle grandi opere di
cementificazione presenti a Pavia e in Lombardia. Una parte
fondamentale è, tramite un'azione dirompente, arrivare al dialogo con i
cittadini che vivono in queste aree, per dare loro una speranza
mobilitativa a tutti i livelli.
Parte fondamentale sta poi nel dialogo con i lavoratori: dobbiamo
parlare direttamente con chi lavora e produce per raggiungere anche i
sindacati, ma a partire dal basso.
Vogliamo la chiusura di questi impianti, ma in primis vogliamo che una
mobilitazione disobbediente parta dalle città che non l'hanno mai vista
messa in pratica.
L'azione rientra poi nel tema della giornata del 15 settembre, data in cui
il movimento ha chiamato un presidio alle 15:00 in piazza della Vittoria,
a Pavia, data internazionale di azione per il clima specificatamente
contro i grandi progetti del fossile. Con la crisi climatica che avanza il
movimento vuole portare il messaggio che diventa via via sempre più
tardi e che sia necessario colpire direttamente gli impianti e le aziende
del fossile, ovvero i diretti responsabili della crisi climatica".

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