Questo perché avrebbero messo in piedi un sistema criminale finalizzato all’adescamento di minori, volto sia alla produzione di materiale pedopornografico sia a costringere (o convincere) i minori ad atti sessuali con loro.
I due arrestati sono finiti in carcere lo scorso fine settembre ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Si tratta di un ventisettenne dell’Equador, R.L.L.F., rider e animatore in un oratorio monzese (persona già gravata da pregiudizi di polizia per reati della stessa natura) e un trentanovenne B.M., incensurato, impiegato in una ditta di autotrasporti milanese.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Milano, è partita dalla denuncia sporta ai carabinieri di Peschiera Borromeo da una coppia di genitori preoccupati per gli improvvisi cambiamenti nelle abitudini e nei comportamenti del proprio figlio, adolescente.
I militari, intuendo che il ragazzo potesse essere vittima di un adescamento su internet, hanno informato i pm del pool “Tutela della famiglia, dei minori e di altri soggetti deboli”. Nonostante gli accorgimenti tecnici adottati dagli adescatori per occultarsi nel web, le indagini, condotte in sinergia tra il C.O.S.C. della Polizia Postale di Milano e i militari dell’Arma sono risaliti ai due uomini.
Entrambi sono stati trovati in possesso di un’ingente quantità di materiale pedopornografico, che in parte si scambiavano e cedevano ad altri. Dalle successive indagini sono emersi abusi in danno di numerosi minorenni di età compresa tra gli otto e i diciassette anni.
In svariati episodi gli arrestati avevano adescato i minorenni facendogli credere di parlare con una loro coetanea, o con un loro coetaneo quando intuivano che dall’altra parte vi era un minore con tendenze omosessuali, così inducendoli ad inviare materiale pornografico autoprodotto.
Tale era il livello di perfezionamento delle tecniche adottate che gli arrestati sono riusciti anche a incontrare nel mondo reale tre delle giovani vittime, con le quali, approfittando della loro ingenuità, riuscendo a guadagnare la loro fiducia, hanno consumato rapporti sessuali.
Le indagini, appena conclusesi, hanno permesso di identificare dieci vittime tra le province di Monza Brianza, Milano e Treviso.