Cronaca - 12 aprile 2024, 18:10

Suicidio detenuto a Pavia e rivolta detenuti a Vigevano, Di Giacomo (S.PP.) annuncia che il tour tra le carceri con sciopero della fame farà tappa in Lombardia

La nota del sindacato di polizia penitenziaria

Suicidio detenuto a Pavia e rivolta detenuti a Vigevano, Di Giacomo (S.PP.) annuncia che il tour tra le carceri con sciopero della fame farà tappa in Lombardia

Il detenuto straniero di 42 anni che si è suicidato nel carcere di Pavia e la rivolta di un gruppo di detenuti nel carcere di Vigevano che ha provocato il ferimento di tre agenti – uno dei quali ha riportato una ferita alla bocca che è stata suturata con 14 punti – sono la prova che gli istituti penitenziari lombardi sono tra quelli dove l’emergenza è più acuta e dunque quelli che richiedono misure e provvedimenti più urgenti.

Ad affermarlo Mirco Savastano, segretario regionale della Lombardia.

Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, annunciando che il tour attraverso le carceri, iniziato il 2 aprile scorso in contemporanea con lo sciopero della fame, nella prossima settimana farà tappa in istituti lombardi per riaccendere i riflettori su questa emergenza. In particolare i suicidi – già 31 dall’inizio dell’anno – a cui aggiungere quattro agenti penitenziari negli ultimi mesi e le aggressioni al personale sono i fenomeni più evidenti. Partiamo dai dati del 2023: oltre 1800 sono state le aggressioni dei detenuti ad appartenenti al Corpo con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. Sempre durante l’anno circa 12mila sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale in carcere. Sempre lo scorso anno le aggressioni ad agenti nelle carceri della Lombardia sono state circa 350. È una situazione intollerabile che non siamo più disposti a subire passivamente. È da troppo tempo che chiediamo all’Amministrazione Penitenziaria, al Ministero, al Parlamento di intervenire ed invece – aggiunge – l’unica risposta che registriamo è fatta di comunicati formali, senza darci ascolto. Pertanto – continua Di Giacomo – siamo decisi ad alzare il tono della mobilitazione con lo sciopero della fame e il tour delle carceri. Almeno noi non ci stiamo perché lo Stato ha la responsabilità delle persone che ha in custodia e la responsabilità di garantire condizioni di lavoro accettabili per i suoi servitori”.

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