Cultura-Eventi - 30 settembre 2024, 13:08

Vigevano, la mostra personale "Gianni Mantovani - Rosso Giorno e Notte"

Dal 5 al 27 ottobre 2024 - Pinacoteca Civica – Sala 10 - Castello Sforzesco, Vigevano Inaugurazione sabato 5 ottobre, ore 17,00 orari della mostra: dal martedì al venerdì dalle 14 alle 17,30 sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 18.00

Vigevano, la mostra personale "Gianni Mantovani - Rosso Giorno e Notte"

Sabato 5 ottobre, alle ore 17, s’inaugura presso la Sala 10 della Pinacoteca Civica nel Castello Sforzesco di Vigevano, la mostra “GIANNI MANTOVANI - ROSSO GIORNO E NOTTE - Mostra personale”.

Nella suo operare Gianni Mantovani sempre di più spesso affronta le tematiche ambientali e sente l’urgenza di confrontarsi sui problemi legati ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento del pianeta. Scrive in proposito Edoardo Maffeo, presentatore della mostra: “Sebbene per anni il senso comune non sia riuscito a metterne a fuoco l’entità e l’imminenza, argomenti attuali e preoccupanti come il cambiamento climatico e il riscaldamento globale offrono all’artista spunti in abbondanza per un racconto funzionale a una rilettura critica del sistema uomo-natura. L’obiettivo resta quello di sensibilizzare e spiegare i tanti perché questi cambiamenti stanno avvenendo, quali sono le evidenze e gli impatti anche da un punto di vista culturale e sociale, come tutti noi si possa agire per frenare i tanti, troppi, comportamenti autodistruttivi dell’uomo ed evitare che questo processo degeneri in una tragica ed irreversibile crisi sistemica. Poi, come sempre, è un problema di “toni”: come nella vita di tutti i giorni anche nel mondo dell’arte c’è chi strilla, chi provoca, chi graffia e chi batte la grancassa. Per fortuna c’è anche chi, pur preoccupato ed indignato per la mancanza di una consapevolezza collettiva sui temi ambientali, riesce ancora a porgere allo spettatore il suo messaggio, forte e chiaro, con l’estrema eleganza del segno e la delicata poesia del colore. Ho sotto gli occhi decine di immagini delle opere di Gianni Mantovani, sono sopraffatto dall’essenzialità e sobria, ma credetemi tutt’altro che ingenua, semplicità delle sue composizioni. Orizzonti alti e tesi punteggianti da monti rigorosamente triangolari e rilievi tondeggianti, il profilo di qualche piccolo edificio bianco, delle barchette con le vele spiegate, ciuffi d’erba, arbusti e alberi, a volte solitari, a volte maestosi ma rinsecchiti. Tutto qui, quasi all’infinito. Nessun essere vivente, nessuna presenza umana? Un vuoto solo apparente poiché la rada dissemina di casette bianche, sulla scorta della lezione di Carl Gustav Jung, non ci narra di solidi edifici, di spazi reali ma di allegorici spazi dell’Io, anzi, di una costante coscienza individuale che si pone al centro della scena. Ad accendere questi panorami desolati, senza tempo e senza luogo, provvedono quei rossi laccati, a volte brillanti a volte ombrosi, che si sciolgono nello spazio del cielo e della terra, i neri, profondi, delle occasionali pozze d’acqua, quei gialli e bianchi che, freddi, segnano i confini tra il tutto ed i pochi elementi formali presenti nella composizione. Se i colori sono un non velato omaggio alla sua tanto ammirata arte tribale africana, il sapiente uso narrativo, emozionale e simbolico che ne fa è tutto suo: la terra arde, il caldo ci soffoca, il pericolo è imminente e l’allarme è da tempo scattato. Nell’opera di Mantovani c’è una realtà che è la realtà intellettuale e c’è lo spazio, ma è lo spazio che vive dentro di noi, egualmente reale come lo spazio misurabile del nostro mondo esterno. Siamo in piena metafora, con un atto di lucida semplicità, di completo abbandono alle immagini interiori, cercando di tornare all’essenza, come hanno fatto i popoli primitivi, e come fanno i bambini, cercando di ritrovare il segreto perduto dell’innocenza. L’artista abbandona la loquacità espressiva che purtroppo caratterizza tanta figurazione contemporanea per lasciar posto all’espressione delle trame essenziali. Ed è proprio questa narrazione del mezzo, questa concentrazione sulla maggior forza espressiva possibile di ogni segno che dona una efficacia poetica.”

La mostra è organizzata in collaborazione con l’Ass. Amici di Palazzo Crespi e gode del patrocinio di: Comune di Vigevano, FAI delegazione di Pavia, Circolo Legambiente Lomellina, WWF Lodigiano Pavese.

Biografia

Nasce a Concordia (Modena), dove tuttora risiede. Studia all’Istituto d’Arte di Modena e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. A 23 anni inizia ad insegnare Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Bologna. Verso la metà degli anni ’80 la sua ricerca artistica si orienta sul versante astratto in sintonia con il critico Giorgio Cortenova (Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Verona) che teorizza l’”Astrazione arcaica”, presentandolo alla Pinacoteca di Macerata e alla Galleria Civica di Vicenza. In quel periodo espone le sue opere improntate ad un’astrazione che diventa sempre più lirica, a Firenze, Trieste, Verona, Roma, Pavia, Sofia (Bulgaria). Nel 1994 diviene docente di ruolo di “Pittura” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e partecipa alle mostre Cinderella’s Revenge e Spectacles, insieme ad Armani, Ferrè, Jean Paul Gaultier, Yves Saint Laurent, che vengono presentate alla Cristinerose Gallery di New York, Lane Crawford ad Hong Kong, Smith’s Galleries a Londra. Gli anni ’90 vedono Mantovani appassionarsi all’Arte Africana e opere della sua collezione vengono esposte a Parigi, Genova e Milano, e pubblicate su libri e riviste in Francia, Inghilterra, Belgio e Stati Uniti. Vengono realizzate mostre in spazi pubblici e privati: Palazzo delle Esposizioni a Roma (Fao World Food Summit), Galleria Romberg di Latina, Galleria Mazzocchi di Parma, Istituto di Cultura “Casa Cini” di Ferrara, Istituto di Cultura Italiano di Berlino, Galleria Comunale di Angoulême (Francia), Università di Parenzo (Croazia), Castello dei Pico di Mirandola, Museo Civico di Castelfranco Emilia, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Palazzo d’Accursio a Bologna, Galleria Unimediamodern di Genova.

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