Smantellata la banda delle truffe porta a porta che imperversava nel Varesotto: sei persone sono finite in carcere in un'operazione dei carabinieri che li hanno ritenuti responsabili di una trentina di colpi, di cui 26 solo nella nostra provincia.
Si è conclusa questa mattina, infatti, con l’esecuzione di sei misure cautelari in carcere, tutte a carico di cittadini italiani di etnia “Sinti”, disposte dal gip del Tribunale di Varese Marcello Maria Buffa, una complessa attività investigativa, denominata “Luma”, condotta dal mese di novembre 2024 dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Luino e coordinata dalla Procura della Repubblica di Varese, volta a disarticolare un’associazione a delinquere, i cui componenti sono ritenuti responsabili di una lunga serie di furti in abitazione perpetrati con le modalità esecutive delle cosiddette “truffe ai danni di persone anziane o comunque in condizioni di minorata difesa”, tipologia di reato estremamente odioso per il pesantissimo danno che infligge all’autostima ed al senso di sicurezza percepita delle vittime.
L’articolata operazione, avviata all’alba, ha visto l’impiego di diverse decine di carabinieri dei Comandi Provinciali di Varese, Novara, Biella, Vercelli, La Spezia e Torino, unità cinofile del Nucleo CC di Casatenovo e un elicottero del 1° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Volpiano.
Le indagini dei Carabinieri di Luino prendono le mosse da alcuni approfondimenti effettuati in quel territorio per contrastare il fenomeno dei furti in abitazione e delle truffe porta a porta, perpetrate da sedicenti appartenenti alle forze dell'ordine piuttosto che da incaricati comunali, funzionari pubblici addetti alle verifiche delle forniture di acqua, luce e gas, nonché altre figure in grado di suscitare un senso di fiducia nella popolazione. Fenomeno del quale si è registrata una recrudescenza non solo in questa provincia ma anche nelle limitrofe del Nord Lombardia, in particolare Milano e Como.
Nel corso di uno di questi episodi, i militari di Luino sono riusciti ad acquisire importanti spunti investigativi, con particolare riguardo ad un’autovettura utilizzata dai malviventi, risultata poi sistematicamente impiegata per la commissione dei reati, mediante l’applicazione di targhe clonate sempre diverse.
Partendo da questo importantissimo elemento, i successivi servizi di osservazione e pedinamento, nonché una mirata attività tecnica, hanno permesso di individuare i componenti e ricomporre il complesso puzzle dell’associazione, i cui affiliati risultano domiciliati nelle provincie di Novara, Biella, Vercelli, Pavia e Torino. La banda agiva secondo uno stabile modus operandi e collaudate routine organizzative, attraverso una ben precisa suddivisione dei compiti associativi (leader e decisore, telefonista, autista, finto carabiniere o comunque operatore di polizia, ecc.).
Le indagini sono state rese particolarmente difficili dalle costanti accortezze dei presunti responsabili che, oltre ad utilizzare un numero elevato e sempre diverso di targhe clonate, occultavano il veicolo principalmente utilizzato all’interno di un box auto del Novarese, ben custodito attraverso diversi sistemi di difesa passiva, non ultimo un sistema di video sorveglianza interna collegato direttamente a smartphone per una valutazione in tempo reale di eventuali accessi.
Lo scrupoloso esame dei fatti denunciati in questa provincia e nelle limitrofe ha permesso di ricostruire ex post oltre 30 colpi andati a segno nel corso degli ultimi otto mesi, per una refurtiva del valore stimato sicuramente superiore, al momento, ai 500 mila euro. Di questi, 26 risultano commessi in provincia di Varese, 2 in quella di Como e 2 in quella di Milano.
Al riguardo, sono ancora in fase di accertamento svariati altri casi – nell’ordine di una ventina - per una più compiuta ricostruzione, ai fini del possibile riscontro dell’eventuale responsabilità in merito da parte dei componenti del sodalizio criminale.
Nel contesto dell’esecuzione di oggi sono state effettuate 9 perquisizioni, 6 a carico dei citati destinatari e 3 nei confronti di indagati residenti nelle province di Vercelli e La Spezia, onde assicurare la preservazione di beni mobili e immobili ritenuti il profitto delle attività illecite condotte dal sodalizio, con il fine di operare la successiva confisca di una quota parte di questi. Una di queste perquisizioni ha interessato anche un soggetto ritenuto essere uno dei ricettatori abituali per la refurtiva.
Nel corso dell’attività sono stati sequestrati 6 veicoli, oltre 14.000 euro in contanti, 2 orologi Rolex, nonché materiale di indubbio interesse investigativo quale oggetti vari per camuffamento, attrezzi da scasso, spray al peperoncino, 15 targhe clonate, uno scanner per intercettare le comunicazioni delle forze di polizia e un dispositivo elettronico per simulare anomalie in ambito domestico (ad esempio fughe di gas).
Le indagini, che non possono ancora dirsi esaurite, vertono ora a ricercare ulteriori riscontri di sugli indagati per altre decine di analoghi episodi delittuosi commessi in Piemonte e in Lombardia, nonché all’individuazione di altri ricettatori, correi e fiancheggiatori, al fine di ricostruire il complesso puzzle di una banda orientata a colpire in un territorio geograficamente ampio.
Tutti gli arrestati sono stati portati in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà, come sempre, pronunciarsi sulle responsabilità imputate.