(Adnkronos) - "Quel che sta accadendo è inaccettabile. Non siamo di fronte a una operazione militare con danni collaterali, ma alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà. Noi siamo impegnati sul fronte degli aiuti umanitari, ma oltre alla condanna bisogna ora trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un'intervista alla 'Stampa'.
"Un conto è liberare Gaza da Hamas, un conto dai palestinesi. La prima si può chiamare liberazione. Cacciare invece un popolo dalla sua terra è ben altro, e il termine usato mi pare del tutto improprio", spiega. Uno strumento di pressione potrebbe essere riconoscere lo Stato di Palestina. È un segnale politico, o no? "No, perché quello Stato non c'è e riconoscere uno Stato che non c'è rischia di trasformarsi solo in una provocazione politica - sottolinea - in un mondo che muore di provocazioni. Va costruito un percorso per attuare la storica risoluzione Onu dei 'due popoli, due Stati', difendendo il diritto della Palestina ad esistere e avere uno Stato e quello di Israele a vivere in sicurezza, il che significa che va, al contempo, estirpato il terrorismo di Hamas".
Tra un po', però, un popolo sarà raso al suolo… Ma perché nessun governo europeo prende un treno per Gaza come per Kiev? "Perché troverebbe come interlocutore un governo, quello di Israele, che non è disposto a dialogare perché - prosegue Crosetto - ha assunto una linea fondamentalista e integralista. La legittima difesa di una democrazia di fronte a un terribile attacco terroristico subito non convince più. Siamo di fronte a un progetto di segno diverso: la conquista di un territorio straniero mettendo in conto una catastrofe umanitaria". Non pensa che sia venuto il momento che la comunità internazionale si ponga il problema delle sanzioni? "Come sa, penso che l'occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania segnino un salto di qualità di fronte al quale vanno prese delle decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare. E non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo - evidenzia - che ha perso ragione e umanità. Bisogna sempre distinguere i governi dagli Stati e dai popoli come dalle religioni che professano. Vale per Netanyahu, vale per Putin, i cui metodi, ormai, pericolosamente si assomigliano".