Sport - 11 ottobre 2025, 17:55

Un uomo solo al comando, la sua maglia è iridata, il suo nome è Tadej Pogacar: quinto Lombardia consecutivo vinto, meglio di Coppi

Il ventisettenne fenomenale sloveno dalla storia si avvicina alla leggenda: parte a 36 chilometri dalla fine e va a prendersi il Monumento del quinto Giro di Lombardia consecutivo, come nemmeno il Campionissimo Fausto Coppi. Il re Tadej fende ali di folla prima dell'arrivo trionfale di Bergamo

Un uomo solo al comando, la sua maglia è iridata, il suo nome è Tadej Pogacar: quinto Lombardia consecutivo vinto, meglio di Coppi

Un uomo solo al comando, la sua maglia è iridata, il suo nome è Tadej Pogacar. Adesso sì che possiamo dirlo senza vergogna né pudore: Fausto Coppi non se ne avrà a male.

La storia è storia: quando ci entri, non ci esci più. Tadej Pogacar era già lì, nel libro del ciclismo, ma da oggi è più vicino alla leggenda.

Oggi il ventisettenne campionissimo (minuscolo) sloveno è un po' anche Campionissimo (maiuscolo): vince il quinto Lombardia consecutivo, edizione numero 119, superando Fausto Coppi (fermo, si fa per dire, a 4 edizioni consecutive e a 5 in totali nel palmarès). Una cinquina ininterrotta senza eguali nella storia del ciclismo: né al Lombardia, né alla Sanremo, né al Fiandre, né alla Roubaix, né alla Liegi, cioè gli altri Monumenti. Quest'anno Tadej aveva già divorato Fiandre, Tour, Liegi, Mondiale, Europeo; nel 2024 Giro, Tour, Mondiale, Liegi e Lombardia.

L'aveva annunciato e, ancora una volta, l'ha fatto davvero (proprio questa è la sua forza: tutti se l'aspettano, e lui arriva puntualissimo, secco e impossibile da respingere come un fulmine). Tadej è partito in progressione a 36,5 chilometri dal traguardo di Bergamo, quasi a metà salita del Passo di Ganda, quando lì davanti erano rimasti in sei, ma di questi tre erano della UAE Team Emirates XRG (Tadey, Jay Vine e uno strabordante Del Toro, che ha maciullato quel che rimaneva del gruppo, tra cui Remco Evenepoel). Nei primi 4 chilometri di attacco il re rifila 54 secondi a Simmons, 1'14" al gruppetto Evenepoel e 2'28" al gruppo Roglic. Alla fine piomberà sul traguardo di Bergamo, fendendo ali di folla, davanti - molto avanti - a Evenepoel, staccato di 1'48", e a Michael Storer, finito a 3'14".

Ma perché questo numero 1 viene accolto, dal Tour al Lombardia (decima classica monumento vinta) passando per la Tre Valli, da ali di folla che lo attendono, pur sapendo che l'esito sarà scontato e farà il vuoto? Perché in Tadej non si intravede neppure una crepa, in sella come nella vita: il viso di un ciclista racconta passato, presente e futuro, qui la "fine" non è neppure contemplata, ma non ci si ricorda nemmeno l'inizio. Con lui vive ogni momento, come a raccogliere dalle sue ruote polvere di gloria.

Tadej è un evento celeste, arriva e passa tra lo stupore. È Luna nuova, crescente, piena e mai calante. Parte in discesa, parte in collina, parte in salita. I compagni, per lui, si gettano nel fuoco e si immolano fino all'esaurimento fisico e nervoso. Il gruppo lo teme e lo ascolta. Sa sorridere, sa essere duro, sa tendere una mano. È riconoscente. È di parola. Piace ai suiveur e ai bambini, che vedono in lui un sorriso e un viso fanciullesco.  

Tadej Pogacar non è Fausto Coppi: nessuno può esserlo. Ma immaginarlo sulle ruote del Campionissimo, uno accanto all'altro sulla via della gloria, si può. Magari scambiandosi un record o, almeno, una borraccia. Che nel ciclismo conta di più.

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