(Adnkronos) -
Daniele De Rossi sarà accolto come merita all'Olimpico, per un Roma-Genoa che non è solo presente contro passato o, forse, presente contro futuro. E' una partita che, per la prima volta in assoluto, da calciatore e da allenatore, mette De Rossi di fronte (e non contro) la sua appartenenza, la sua storia e la sua identità. Di retorica sono piene le cronache del calcio e, inevitabilmente, anche raccontare cosa rappresenta Daniele De Rossi per una parte consistente dei tifosi della Roma rischia di diventare un esercizio retorico.
C'è un elemento che rende però il legame tra tifoso e De Rossi qualcosa di diverso dal tributo per una bandiera. E' il torto subito dal romanismo, tutto, anche quello meno consapevole e viscerale, con l'esonero inspiegabile che lo ha allontanato dalla panchina della sua Roma dopo quattro partite dello scorso campionato.
Un torto che viene vissuto come la brusca interruzione di un progetto non replicabile: un romanista vero, un leader indiscusso, potenzialmente un grande allenatore, a guidare la costruzione di una squadra capace di tornare a vincere e a durare nel tempo. Insieme, utopia, speranza e possibilità concreta in una formula che potrà essere avvicinata, spera il tifoso, ma mai eguagliata. Sintetizzando, la Roma potrà anche arrivare a vincere, magari proprio con Gian Piero Gasperini in panchina, ma non potrà mai essere la Roma che vince, di Daniele De Rossi, costruita da un romanista per i romanisti.
Per questo, il torto subito è una ferita che potrà essere chiusa solo se, o quando, De Rossi potrà tornare a sedersi sulla panchina giusta. Potrà succedere o non succedere ma solo da lì può passare il prossimo capitolo di una storia che ha scritto solo le sue prima pagine. Altrimenti, resterà sempre una storia incompiuta, con il rimpianto a prevalere sul resto.
Una storia che può essere letta da una parte e dall'altra. Tutte le parole spese dall'allenatore del Genoa vanno nella stessa direzione: onestà nel ribadire cos'è la Roma ma anche rispetto, in un equilibrio difficile da tenere, per le sue responsabilità nei confronti di Genova e dei genoani. De Rossi entrerà all'Olimpico e poi gestirà la partita cercando di neutralizzare il flusso delle emozioni ma senza fingere un distacco tanto impossibile quanto ingeneroso. I tifosi della Roma lo accoglieranno per quello che è, non solo uno di loro ma l'uomo che avrebbe potuto portarli dove nessun altro, e non è solo una questione di risultati, potrà mai portarli. (Di Fabio Insenga)




