L’elettronica a bordo delle nostre automobili, lo vediamo tutti i giorni, è ormai dominante. Come accade per tutti i dispositivi tecnologici, la quantità di dati che è possibile immagazzinare e poi utilizzare in un secondo momento, però, è invisibile ai più. Dall’utilitaria al tir, ogni mezzo è dotato di numerose “scatole nere”, che registrano tutto e che possono venire utilizzate dalle forze dell’ordine per svolgere indagini a seguito di un incidente stradale. È stato questo uno dei principali temi della giornata di formazione rivolta a forze dell’ordine e avvocati organizzata dalla polizia locale di Vigevano in cavallerizza, che ha visto la partecipazione di quasi 400 addetti ai lavori provenienti da tutto il nord Italia. Relatore il vice questore della Polizia Stradale Giandomenico Protospataro.
“Tra gli elementi a cui bisogna prestare attenzione – ha detto Protospataro – ci sono ad esempio le centraline degli air-bag. Sono innumerevoli i dati che noi possiamo ricavare da questo dispositivo. Parametri che servono al funzionamento stesso degli air-bag. Ad esempio non devono aprirsi per gli urti a bassa velocità, o se le cinture di sicurezza non sono inserite. Noi, in questo modo, possiamo sapere la velocità del mezzo qualche secondo prima dell’incidente, la velocità al momento dell’impatto e l’utilizzo o meno delle cinture di sicurezza. Aggiungiamo che oggi esistono air-bag frontali e laterali, e quindi a seconda di quale si è aperto prima, possiamo ricavare anche il punto dell’impatto”.
Dalle centraline dell’air-bag è possibile inoltre desumere altri dati, quali i giri del motore o l’apertura della farfalla dell’acceleratore. Sempre maggiore importanza, inoltre, stanno acquisendo le informazioni fornite dai cellulari connessi alle automobili. “La maggior parte delle vetture, ormai, permette di collegare il telefono a qualche funzionalità che appare sul cruscotto – aggiunge Protospataro – e questo ci apre un mondo di opportunità. Non pensiamo soltanto a quelle più ovvie, ad esempio sapere se al momento dell’incidente la persona alla guida stesse o meno usando il telefono. Questa tecnologia è applicabile, ad esempio, per smascherare le omissioni di soccorso. Il cellulare, infatti, è localizzabile. Se in un dato momento si trovava in un dato posto ed era connesso all’automobile, allora possiamo ricavare una prova inconfutabile che colloca un guidatore sul luogo dell’incidente, anche se questi è scappato e abbiamo rintracciato la vettura solo in un secondo tempo”.
Tecnologie, quindi, che sono un pozzo quasi senza fine per permettere a chi deve indagare su un incidente di ricostruire quanto effettivamente successo, e di inchiodare i responsabili di fronte a prove non confutabili. Ogni anno le tecniche di indagine fanno passi da gigante, con un limite che rimane però molto importante: il costo. La parcella di un tecnico (quasi sempre proveniente dalla casa madre) per lo smontaggio della centralina e l’estrazione dei dati è molto alta, può arrivare fino a 5.000 euro. Per questo motivo gli inquirenti utilizzano questi preziosi elementi soltanto nei casi più gravi, e la valutazione dell’opportunità della spesa compete al giudice.