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Al Direttore | 25 settembre 2018, 11:16

Lavoro: ritrovarsi in un vicolo cieco

Riceviamo e pubblichiamo

Lavoro: ritrovarsi in un vicolo cieco

Vorrei esporre qui la mia lettera, che al tempo stesso è anche uno sfogo.

Sono un uomo di 37 anni, laureato in filosofia e dottore di ricerca nella stessa materia, parlo 3 lingue. Ho sempre avuto mille interessi (lettura, comunicazione, giornalismo, lingue); interessi che mi hanno portato a fare innumerevoli esperienze, tutte molto stimolanti e formative, ma poco o per nulla remunerative.

Fino ad una certa età, con tanti sogni nel cassetto, si pensa più ad accumulare esperienze. Poi però arriva il momento in cui ci si rende conto di non avere nulla in mano. In sostanza non riesco a trovare lavoro, di nessun tipo.

Non riesco a capire che cosa ci sia di sbagliato in me o nel mio curriculum. I datori di lavoro sembrano quasi spaventati dalla mia formazione universitaria (filosofia è una disciplina pericolosa?). A volte mi sento dire che il mio CV è troppo ricco, a volte che manca sempre qualcosa.

Indubbiamente non posso vantare esperienze decennali in un settore particolare, ma questo è dato dal fatto che con le lauree umanistiche si possono fare più cose. Oltre a questo le mie continue esperienze sono dovute al fatto che non è mai stato possibile trovare un’occupazione che fosse a tal punto remunerativa da tenermi occupato solo in quella.

Sono stato anche all’estero, ma – a dispetto di quanto molti sostengono – non è affatto facile: si cercano soprattutto persone con conoscenze nel campo dell IT, dell’informatica, dell’accounting, dell’ingegneria e cose del genere.

Ho provato in settori quali il marketing, la comunicazione, il copywriting, l’editoria; settori più affini alle mia capacità ed ai miei studi…il risultato è stato ed è zero!

La cosa che mi fa sorridere è che c’è gente che mi invidia, vorrebbe avere i titoli accademici  e le esperienze che ho io. Eppure mi sento un fallito. A volte mi ritrovo ad invidiare i pasticceri, i cuochi, i panettieri che trovano un lavoro facilmente, in Italia e all’estero.

Mi sento in colpa per aver fatto determinate scelte formative: se invece di perdere anni sui libri di filosofia avessi imparato un mestiere o studiato altro, forse ora sarebbe tutto più facile.

Vorrei rimettermi in gioco, anche facendo l’operaio, ma come? Dovrei inventarmi il CV di sana pianta, onde evitare di sentirmi dire che un filosofo come operaio non lo prendono.

Qualcuno mi suggerirà…perché non provi con l’insegnamento? Confesso di non aver mai amato insegnare ma sono comunque in graduatoria.

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