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Attualità | 02 novembre 2020, 11:46

IL RICORDO. Addio Gigi, non eri solo un attore ma l'umanità intera

Proietti, scomparso nella notte a 80 anni, era la voce del popolo e della fantasia: il suo recitare veniva da lontano, tessuto con la quotidianità delle borgate. In teatro, come nella vita, la cosa più importante sono le pause, ma stavolta Gigi se ne è presa una un po’ troppo lunga

IL RICORDO. Addio Gigi, non eri solo un attore ma l'umanità intera

Ognuno di noi lo ha incontrato, almeno una volta nella vita. In televisione, al cinema o in teatro, perché Gigi Proietti non era un attore, era l’umanità intera. Era il compagno e l’amico, il buffone e l’uomo di legge, la voce del popolo e della fantasia, l’istrione che scardina ogni difesa del pubblico e lo porta sulla luna.

Come tutti i sovrani del palcoscenico, Proietti era mille volte sé stesso, interpretasse Rocca, Mandrake, o il “collega” Bruno Palmieri, rifacesse le pause memorabili di Petrolini o quelle del teatro di Gombrowicz, la trama del suo recitare veniva da lontano, tessuta con il latte materno e la quotidianità delle borgate, delle voci e dei rumori, di una Roma caput mundi riportata in chiave ironica e sentimentale in ogni battuta, in ogni respiro.

Sapeva fare tutto, Gigi, dal raccontare barzellette memorabili al parodiare Dumas, recitare Shakespeare e Brecht e cazzeggiare sul palco prendendo in giro Jacques Brel e gli esistenzialisti, e divertendosi sempre come un matto, perché la prima regola di chi recita è divertire sé stesso e far passare per osmosi la gioia nel pubblico. Proietti ci riusciva anche da uno schermo cinematografico o televisivo, lo frantumava ed entrava in casa e nell’immaginario collettivo, perché ognuno di noi è un po’ Mandrake e un po’ Rocca, cialtrone e virtuoso, tra l’impegnato e il non so, come sosteneva un altro colosso, Giorgio Gaber. 

Non si è mai risparmiato Proietti, dava sempre tutto sé stesso, fino in fondo, omo de core, paladino di una sinistra del quotidiano, della gente semplice e vera, dei giovani che incoraggiava nel suo Globe Theatre, lontana dalla politica fumosa e cervellotica che era il primo a fare a pezzi nei suoi monologhi. Tutti noi lo abbiamo incontrato, come uno zio o un fratello maggiore, uno di cui fidarsi anche nelle gabole, un casinaro di successo, con il quale la vita diventa divertimento finché l’amarezza non punge e la lacrima scende, come succede ogni volta in teatro. 

Proietti ha interpretato l’Italia, anche l’italiano piacione e a volte un po’ stronzo, mai quello ipocrita e vile dei personaggi di Sordi, un italiano che se la cava, magari furbetto, ma tanto simpatico, al quale tutto si perdona dietro una sonora risata. Gigi era un grande artigiano della parola, un dispensatore di emozioni, costruite una per una con assoluta precisione. Le pause, il tono di voce, gli ammiccamenti, i gesti, ogni cosa concorreva a instillare nel pubblico una goccia di gioia sfrenata o di amara riflessione, venata da un’ironia naturale, mai cattiva ma a volte quasi malinconica, disillusa. 

Un raccontatore di storie universali e minime, non a caso gli Amici di Piero Chiara lo avevano contattato per assegnargli il Premio alla Carriera, lui romano de Roma così affine al Pierino del lago Maggiore, entrambi cresciuti con l’eco delle strade negli orecchi e la voglia di manifestare tutti i sentimenti con la penna e con le parole. Non c’è stato tempo, chissà cosa avrebbe inventato sul palco del teatro Sociale di Luino, di certo troppo piccolo per contenere i fan. 

“L’è el dì di Mort, alegher!”, scrisse Delio Tessa, e per suprema ironia della sorte, Gigi Proietti è nato e morto nello stesso giorno, il 2 novembre, sulla soglia della grande vecchiaia. Noi siamo allegri e lo sarebbe stato anche lui, sulla concominanza come avrebbe detto Petrolini, ci avrebbe scherzato su con una delle sue fulmicotoniche barzellette che il giornalista Bruno Palmieri raccontava alla fine di ogni puntata. In teatro, come nella vita, la cosa più importante sono le pause, ma stavolta Gigi se ne è presa una un po’ troppo lunga.

tratto da Varesenoi.it

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