La palestre hanno imparato a unirsi e combattere visto che sono state le prime a essere chiuse, ben prima del lockdown di primavera, e la stessa sorte è toccata stavolta, quando l'istituzione della zona rossa non era nemmeno stata ipotizzata.
Ieri, coalizzato grazie ad Aime e al presidente del settore fitness e benessere dell'associazione, Gabriele Ciavarrella, un imponente gruppo di imprenditori del fitness, in rappresentanza di centinaia di palestre, ha incontrato in videoconferenza l'assessore allo sport e giovani regionale, Martina Cambiaghi.
Tra le idee emerse e le proposte fatte c'è quella del buono welness. Se per un finanziamento fisso tout court a ogni cittadino per poter frequentare le palestre stile biciclette e monopattini non ci sono le risorse, diverso è il discorso sulla possibilità di usufruire di questa "tessera welness", sul modello di quella sanitaria, per iscriversi in palestra e poi scaricare la spesa dell'abbonamento, fino a un certa cifra, nella dichiarazione dei redditi. In questo modo lo Stato avrebbe un costo futuro, e non immediato, ma sosterrebbe concretamente la ripresa del settore più colpito e cha ha subito mesi di stop.
Riconoscete la realtà, e cioè che nei centri fitness si svolgono attività fondamentali per la ripresa psicofisica delle persone, soprattutto anziane, dopo operazioni e riabilitazioni, è fondamentale anche per riqualificare le figure professionali degli istruttori e per dare un marchio di qualità ai centri fitness. Le palestre non sarebbero più solo "palestre", etichettate esclusivamente per l'attività fisica in sala pesi o corsi, ma centri per la tutela della salute delle persone.
Infine, Regione Lombardia - recentemente premiata per la sua attività nel campo della comunicazione - potrebbe sostenere le palestre dal punto di vista pubblicitario nel momento della riapertura. L'attività fisica, in fondo, è un farmaco della salute: va solo somministrato.