Ventotto photocollage di cui quattro ispirati a opere già presenti nei musei civici di Pavia che verranno esposte accanto a quelle “reinterpretate”: è questa la mostra di Volker Hermes, artista tedesco di fama internazionale che sta esponendo le sue opere anche a New York. Si trova al Castello Visconteo, ma che in questo momento permette anche visite virtuali guidate gratuite on line dalla pagina facebook del Museo.
Volker Hermes è un artista contemporaneo che, lavorando sul volto, celandolo, camuffandolo, ripercorre la storia dell’arte dal XIV secolo in poi. Un lavoro che in epoca di mascherine diffuse sembra realizzata per l’occasione, ma che invece prende avvio dieci anni fa.
Mariangela Singali, assessore alla cultura, musei, eventi e marketing territoriale del Comune di Pavia ha dichiarato:
“Questa mostra è particolarmente significativa in questo momento, ma dimostra come l’arte nei secoli, pur evolvendosi giustamente e adeguandosi ai tempi percorsi, diventa particolarmente attuale. Se noi togliessimo la mascherina ai quadri, avremo dei forti rimandi non solo all’epoca in cui l’opera è stata realizzata, ma anche a tutta quella corrente del 900’ definita realismo magico. L’arte ha sempre un significato travalicatore e in questa mostra è proprio il significato che l’artista ha creato: una sorta di ponte fra antico e contemporaneità”.
Ma i volti di Volker Hermes non sono semplicemente nascosti, rimangono scoperti alcuni dettagli in ogni opera, opportunamente esaltati con l’uso del colore, rappresentazione iconografica del trucco. “Attraverso la mia tecnica di rimodellare solo alcune parti del dipinto, il risultato sembra effettivamente realistico conservando la sua dignità e il suo spirito”. Ha dichiarato l’artista.
Ma dove trae origine questa concezione del viso in cui alcuni dettagli vengono esaltati con il trucco e il colore? È un uso del nostro tempo oppure esisteva già nei secoli addietro?
Sandra Gallo, curatrice della rubrica di Makeup & Beauty sul sito superbelle.it, riporta che: “La cura dell’estetica ha una storia millenaria. Si narra che Cleopatra si facesse lo scrub facciale con i fanghi del Nilo. Lei fu la prima icona di bellezza femminile dell’antichità, basti pensare al suo distintivo trucco degli occhi con il kohl, che otteneva con resine bruciate o polvere di malachite. Un’altra icona di bellezza femminile con l’uso di un make up distintivo fu la regina Elisabetta I d’Inghilterra, che si rendeva più bianca la pelle con il carbonato di piombo (altamente tossico), per avere quel look pallidissimo che ancora oggi è in voga in alcune mode, come quella gotica”.
Cambiano gli strumenti del make up, migliorano, ma la cura e l’aspetto identitario del trucco rimane inalterato nel tempo. L’arte di Volker Hermes si inserisce in un costume che dall’antichità arriva sino ai nostri giorni, in cui il volto veniva esaltato in alcune parti e celato in altre con veli e turbanti.
L’opera sarà visitabile fino al 6 gennaio, ma date le misure anticovid, c’è la possibilità che venga prolungata, per sapere tutti gli aggiornamenti basta connettersi alla pagina facebook del Museo.