Quattro furti accertati (ma non sono esclusi altri colpi) ai danni di anziani vercellesi. Ma anche rapina e indebito utilizzo di carte di credito. Sono queste le accuse che hanno portato in carcere una coppia di giovani rom, genitori di tre bimbi piccolissimi - uno addirittura neonato. I colpi sono avvenuti tra marzo e giugno scorso in città e hanno richiesto una complessa indagine da parte degli agenti della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che, partendo dalla foto di un uomo con il volto coperto dalla mascherina, sono dovuti risalire all'identità di una coppia che nulla aveva a che fare con Vercelli.
Il primo colpo viene messo a segno ai danni di una 83enne: una giovane, con un neonato al collo, le si avvicina chiedendo l'elemosina, riuscendo in un attimo a sottrarre alla vercellese il portafoglio contenente anche il bancomat e relativo pin. Dopo essersi dileguata con il complice che l'attendeva in auto, la coppia ha subito prelevato tutto il contante, lasciando come unica traccia il volto, ovviamente coperto dalla mascherina, dell'uomo che prelevava allo sportello. Un volto senza nome, tuttavia.
A metà aprile la coppia si ripresenta: la donna avvicina una pensionata 74enne e, con la tecnica dell'abbraccio, le sottrae l'orologio. Un particolare ricordato dalla vittima – la presenza di un bimbo che mangiava un gelato – si rivela fondamentale. «I poliziotti – spiega il commissario capo, Gianluca Tuccillo dirigente della Mobile – raccolgono la carta del gelato, risalgono al bar in cui è stato venduto e acquisiscono nuove immagini che, attraverso la targa dell'auto, consentono di risalire al conducente abituale, un rom 28enne di origine bosniaca ma nato e cresciuto in Italia, con molti precedenti per reati contro il patrimonio e la persona. Impossibile, però, rintracciarlo.
A fine aprile, va a segno un altro colpo: la donna, insieme ai tre bambini, si avvicina a un 84enne, lo abbraccia e gli sottrae il portafoglio. Stessa tecnica e stesso bottino anche il mese dopo, con una vittima ancora più anziana: 89 anni.
Quando arriva l'ultima denuncia, però, gli investigatori hanno già identificato la donna: è una 26enne già nota per precedenti specifici, anche lei rom e compagna di vita dell'altro malfattore. Entrambi dimorano nel torinese, our essendo di fatto senza fissa dimora. La donna è specializzata nella tecnica del furto con abbraccio, che richiede destrezza e abilità nell'avvicinare le persone. E, per distrarre la vittima e abbassarne le difese psicologiche, faceva anche ricorso ai tre bimbi piccoli.
Complessivamente, nei reati accertati il bottino si aggira intorno ai 10mila euro, ma non è escluso che ci siano altri colpi andati a segno, non denunciati per vergogna dalle vittime.
Una volta identificati i due, e ottenute dal Gip le misure cautelari richieste – custodia in carcere per entrambi, nonostante la presenza dei figli piccoli – la partita si è spostata sul fronte delle ricerche. Sabato, grazie all'aiuto della Polizia locale di Chieri, gli uomini della Mobile hanno messo le manette ai polsi dell'uomo e, successivamente, sono andati a prelevare anche la donna nella comunità alla quale era affidata in prova e dove viveva con i figli dei quali aveva però perso la potestà genitoriale. I due si trovano ora in cella, mentre i bambini sono affidati a tutori esterni.
«E' stata un'indagine difficile per la tipologia di reato, la mancanza di collegamento tra gli indagati e il territorio, l'età avanzata delle vittime – commenta ancora Tuccillo, ribadendo alcuni consigli utili per evitare brutte sorprese -. Alle persone anziane raccomandiamo di diffidare di persone che li avvicinino con le scuse più varie: elemosina, richiesta di aiuto, abbracci. E anche di avvertire subito le forze dell'ordine in caso di telefonate in cui si annunciano incidenti o malattie dei familiari, oltre che di richieste di accesso in casa per la lettura di contatori o per controlli di qualche genere. Poter intervenire rapidamente è essenziale per individuare i responsabili».