Il sistema televisivo locale, e con esso i diritti costituzionali del lavoro e del pluralismo di informazione, sono in grave pericolo. A titolo di esempio, nella sola Regione Veneto sono 24 le emittenti estremamente preoccupate per le nefaste conseguenze della graduatoria pubblicata dal Ministero dello Sviluppo Economico (Graduatorie per Aree Tecniche AT) nella seduta dello scorso 4 novembre 2021, che ha affidato a soltanto 15 soggetti l’intera banda disponibile pari a 41,1 megabit, resa disponibile da RAI WAY, e aprendo la rete di II° livello limitatamente alla provincia di Belluno. Queste 24 emittenti non hanno potuto accedere alla fase di negoziazione commerciale e dal 1° marzo vedranno lo spegnimento definitivo del loro segnale in Veneto.
A livello nazionale questa riforma mette in agitazione e in difficoltà oltre 450 emittenti, molte delle quali condannate a una chiusura anticipata. Già a partire dal 3 gennaio infatti, in molte regioni italiane è iniziato il percorso di spegnimento dei ripetitori su cui trasmettevano centinaia di TV locali.
La cancellazione dei segnali non solo mette a rischio la pluralità di accesso all’informazione, ma anche un altro diritto difeso dalla nostra Costituzione, quello del lavoro. Lo “switch off” segnerà in maniera definitiva il destino delle società escluse, mettendole in serio pericolo di sopravvivenza e costringendole a porre dei tagli drastici dal punto di vista occupazionale.
Chiediamo agli onorevoli parlamentari della Repubblica di difendere con ogni mezzo e ogni forza un patrimonio irrinunciabile proponendo, nel cosiddetto Decreto Milleproroghe 2022, in fase di discussione a Montecitorio, alcuni emendamenti che possano modificare il nuovo assetto e garantire al contempo una migliore distribuzione dello spazio concesso per garantire un futuro a TUTTE le società del settore televisivo locale e regionale.