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Cronaca | 28 febbraio 2023, 11:49

Bergamo, papà albanese dona polmone al figlio: è la prima volta in italia. Il bambino è a casa

Bergamo, papà albanese dona polmone al figlio: è la prima volta in italia. Il bambino è a casa

Torna a casa il bambino che è tornato a respirare grazie al polmone donato dal papà. Le dimissioni, fa sapere l’Asst Bergamo, sono avvenute martedì 21 febbraio, a poco più di un mese dall’intervento.Il trapianto di polmone da donatore vivente, il primo in Italia per questo organo, era stato eseguito martedì 17 gennaio al Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Il donatore di polmone si chiama Ánduel. È un uomo albanese di 34 anni ed è il padre del figlio di 5 anni, nome di fantasia ‘Mario’ dal nome del personaggio dei videogiochi ‘Super Mario Bros.’ di cui è appassionato. La moglie Ornéla ha oggi 35 anni da poco compiuti.

Nell’estate 2018 si è trasferita in Italia, insieme al bambino di un anno di età. Pochi mesi dopo il loro arrivo, li ha raggiunti papà Ánduel, dopo aver lasciato il lavoro di ingegnere edile in Albania. Il 1° dicembre 2022 la famiglia arriva a Bergamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII per eseguire tutti gli accertamenti in preparazione del trapianto polmonare. Il bimbo è ricoverato nel reparto di Pediatria, diretta da Lorenzo D’Antiga, che all’ospedale bergamasco è Direttore del Dipartimento percorsi pediatrici integrati. 

La Pediatria del Papa Giovanni è un centro di riferimento per le malattie che riguardano il fegato nei bambini, uno tra i pochi centri di riferimento in Europa per la gestione del paziente in età pediatrica prima e dopo il trapianto di fegato e per alcune patologie epatiche rare. Ad accogliere Mario è la sezione di Epatologia e Gastroenterologia pediatrica e dei trapianti, specializzata nella gestione del paziente pediatrico sottoposto a trapianto per qualsiasi organo solido, fatta eccezione per il cuore che viene gestito in apposito reparto. Il bambino si presenta in buone condizioni, ma ha bisogno continuativo di ossigeno ad alti flussi, cioè di un sistema di assistenza respiratoria non invasiva, gestito anche grazie all’esperienza maturata dal personale infermieristico durante il periodo pandemico.

Durante la discussione del team multidisciplinare dei trapianti pediatrici, Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di Chirurgia generale 3 – trapianti addominali e professore di Chirurgia all’Università di Milano-Bicocca, mette in evidenza l’enorme vantaggio rappresentato da un trapianto con un organo donato dal padre, che ha già donato il midollo e quindi trasferito la sua immunità al figlio. Questo avrebbe eliminato il rischio di rigetto.

Nonostante al Papa Giovanni questa strategia sia stata già adottata per il trapianto di fegato, nel caso del polmone tale intervento non era mai stato fatto in Italia ed aveva pochissimi precedenti in Europa, a causa della grande difficoltà tecnica e della rarità di tale situazione. Dopo dettagliata discussione e disanima di tutti gli aspetti, tutto il team concorda per questo tipo di approccio.

Michele Colledan spiega ai genitori di Mario che trapiantare al bambino, al posto del suo polmone destro, il lobo inferiore del polmone destro del padre, sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita con un organo che non sarebbe mai stato rigettato. Un altro vantaggio rispetto alla donazione da deceduto è rappresentato dal fattore tempo, con la possibilità di programmare l’intervento in poche settimane anziché aspettare la chiamata dalla lista d’attesa.

I tempi di medi a livello nazionale per un trapianto di polmone, per casi non in urgenza, sono di 2,6 anni. Colledan prospetta ai genitori anche i possibili rischi del duplice intervento, sia sul padre-donatore, sia per il figlio-ricevente. Viste le condizioni del bambino, in questo caso il bilancio tra rischi e potenziali benefici fanno propendere nettamente in favore di questi ultimi.

 

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